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Bagatelle per massacri – L’editoriale di Marco Travaglio [4/10/2023]

Il mestiere di giornalista-di-destra-sotto-un-governo-di-destra comporta fatiche ai limiti delle possibilità umane: tipo inventarsi ogni volta qualcosa per sputtanare i giudici che danno noia al governo.
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Bagatelle per massacri

di Marco Travaglio

Fra i mestieri usuranti che meritano una speciale indennità, il posto d’onore spetta a quello di giornalista-di-destra-sotto-un-governo-di-destra. Che, intendiamoci, presenta indubbi vantaggi: tipo poter scrivere qualunque cazzata senza perdere la reputazione (che, ove mai esistesse, sarebbe un handicap). Ma comporta anche fatiche ai limiti delle possibilità umane: tipo inventarsi ogni volta qualcosa per sputtanare i giudici che danno noia al governo. Inventare è la specialità della casa, il difficile è trovare una novità dopo trent’anni di berlusconismo. Prendete l’ultima giudice da linciare: Iolanda Apostolico, che ha disapplicato il decreto Cutro perché è scritto coi piedi e ignora le regole basilari del diritto europeo e italiano. Si poteva guardarle le gambe e, se avesse indossato calzini turchesi, dipingerla come una mezza matta. Purtroppo ci aveva già pensato Claudio Brachino per lapidare il giudice Raimondo Mesiano, che aveva osato condannare Fininvest per lo scippo Mondadori. Per evitare l’accusa di plagio, sono tre giorni che i migliori picchiatori su piazza ravanano nei social della giudice, alla ricerca di un post che la ritragga mentre limona duro con uno scafista mentre quello le infila in tasca una mazzetta. Ma niente: solo like e condivisioni ad appelli pro Costituzione e contro chi la calpesta. Serve ben altro.

Si potrebbe dire che la Apostolico si era rifiutata di divulgare un fascicolo segreto perché era segreto e, per soprammercato, da giovane era fidanzata con un giornalista di Lotta Continua: ma la stampa di destra l’aveva già detto di Ilda Boccassini, che incredibilmente non era stata neppure arrestata. Si potrebbe dire che la giudice catanese porta le scarpe da jogging e la camicia aperta, alza il gomito, fa vita da nababba e gira in Mercedes, andava a cena con Franco Nero e parlava male di Berlusconi e pure di Wanna Marchi, e per giunta suo figlio telefonava a uno 007 arrestato. Ma anche questi sarebbero plagi piuttosto dozzinali, perché Giornale e Libero se li erano già inventati per sputtanare il giudice Antonio Esposito, presidente del collegio che nel 2013 aveva condannato B. in Cassazione per le frodi fiscali Mediaset. Poi si scoprì che il beone era astemio, che la sontuosa Mercedes era un ferrovecchio del 1971 con 300 mila km. acquistato nel ’77, che il figlio non era il suo ma quello di suo fratello e così via. Fermo restando che difficilmente la colpevolezza o l’innocenza dipende dalla biografia del giudice: semmai da quella dell’imputato. Ma vallo a spiegare a questi berluscloni che cercano altarini nella vita dei magistrati perché non sanno scrivere le leggi e non sanno leggere le ordinanze (infatti le chiamano “sentenze”) o, se le leggono, non le capiscono.

Il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2023

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