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Pantaloni e mutande – L’editoriale di Marco Travaglio [6/3/2024]

Marco Travaglio critica vivacemente la politica estera e le decisioni economiche prese dall'Italia e dall'Europa in relazione al conflitto in Ucraina.
Marco Travaglio

Nell’articolo di Marco Travaglio intitolato “Pantaloni e mutande”, pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 6 marzo 2024, l’autore critica vivacemente la politica estera e le decisioni economiche prese dall’Italia e dall’Europa in relazione al conflitto in Ucraina. Travaglio utilizza la famosa citazione di Winston Churchill per sottolineare come, dopo più di due anni, la verità emerga, mettendo in imbarazzo coloro che avevano supportato le sanzioni contro la Russia e l’invio di armi in Ucraina, rivelando le loro previsioni come errate. In particolare, attacca la dichiarazione di Giorgia Meloni che negava spese militari italiane a favore dell’Ucraina, contrastata dai dati del Kiel Institute che indicano una spesa di 5,4 miliardi di euro. Travaglio critica questa politica per il suo impatto sui poveri italiani e suggerisce che queste decisioni porteranno a conseguenze elettorali. L’articolo estende la critica alla posizione europea e italiana nel contesto globale, suggerendo che le azioni occidentali hanno portato a una serie di disastri geopolitici, contribuendo all’ascesa dei nemici dell’Occidente e alla destabilizzazione globale.

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di Marco Travaglio

Diceva Winston Churchill: “Una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni”. Ci son voluti più di due anni, almeno per chi non legge il Fatto, ma ora la verità s’è infilata i calzoni. E lascia in mutande i ballisti guerrafondai. Quelli delle sanzioni per il default russo in pochi giorni (Letta e i migliori economisti). Delle armi a Kiev “per la de-escalation” (Draghi e i migliori camerieri). Della vittoria sulla Russia (praticamente tutti). Ma anche Giorgia Meloni, che il 27 febbraio 2023 giurò chez Vespa: “Noi non spendiamo soldi per le armi agli ucraini. Non c’è niente che stiamo togliendo agli italiani”. Un anno dopo, mentre torna da Washington col bacetto di Biden stampato sul capino, i dati del Kiel Institute la sbugiardano: fra armi e soldi all’Ucraina, l’Italia ha già speso 5,4 miliardi. Cioè 2,7 all’anno: tanti quanti il governo ne risparmia levando il Reddito di cittadinanza di bocca ai disoccupati. Rubiamo ai poveri per dare a Zelensky. Farà piacere a quelle centinaia di migliaia di famiglie sapere che sono finite sul lastrico per finanziare una delle più disastrose disfatte dell’Occidente. Se ne ricorderanno alle Europee, astenendosi o votando i partiti pacifisti e neutralisti (purtroppo anche di estrema destra), poi leggeranno sui giornaloni che li ha telecomandati Putin a loro insaputa. L’Idiota Atlantista Collettivo fa sempre così: si scava la fossa, si spara alla tempia e, mentre tira le cuoia, esala “Ha stato Putin!”.

Resta da capire quanti scemi di guerra premieranno chi ci trascina spensieratamente alla distruzione finale approvando la risoluzione Von der Leyen per la guerra alla Russia fino alla liberazione dell’intera Ucraina (Crimea inclusa): FdI, Lega, FI, Pd, Azione e Iv. E quanti elettori sovranisti o anche solo attenti all’interesse nazionale voteranno Meloni senza capire i danni del suo appiattimento su Biden se vince Trump. Per comprendere l’interesse dell’Ue e dunque dell’Italia basta alzare lo sguardo sulla guerra mondiale a pezzi che sconvolge il mondo da quando l’impero Usa ha deciso di far pagare a noi il prezzo del suo tramonto. La Nato abbaia alla Russia, che invade l’Ucraina, che ci trascina nella sua débâcle, che ringalluzzisce i Brics anti-Usa. Hamas e Israele approfittano della distrazione americana sul Medio Oriente per regolare i conti con stragi e controstragi, che incendiano l’intera area, che reagisce tifando Hezbollah e aizzando i raid Houthi, che attirano la missione suicida Usa-Ue nel Mar Rosso. Sempre con lo stesso esito: l’Occidente sconfitto, i suoi nemici vincitori. Se è vero che Dio acceca chi vuole rovinare, stavolta può riposarsi: i nostri governanti sono già tutti guerci.

Il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2024

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