Marco Travaglio riflette sulla natura del giornalismo e sulla sua responsabilità di rispondere a eventi tragici, come un omicidio. Critica la tendenza dei media a parlare eccessivamente di tali eventi, spesso senza avere nulla di utile da dire. Sottolinea l’importanza del silenzio di fronte alla morte e suggerisce che, invece di cercare di fornire soluzioni immediate, le persone dovrebbero cercare di comprendere e affrontare le difficoltà della vita. Infine, Travaglio esprime scetticismo riguardo l’efficacia delle risposte comuni a tali tragedie, come l’inasprimento delle pene o l’educazione all’affettività nelle scuole.
Il giornalismo è un bel mestiere: ogni giorno scrivi e sfoghi ciò che hai dentro. Ma ci sono momenti in cui vorresti fare l’eremita, senza nessuno che ti chieda di dire la tua, di sfoderare una soluzione pronta cassa e a pronta presa. E questo accade quando una soluzione non c’è o, se c’è, è più grande di te. Per esempio di fronte al male assoluto nascosto in un ragazzo apparentemente normale che – almeno secondo le indagini – scanna l’ex fidanzata prima che si laurei e la getta in un burrone. Siccome ne parlano tv, social e giornali, bisogna parlarne sempre di più e ogni giorno aumentano gli spazi in cui se ne parla, anche se diminuiscono le cose da dire. Ne parlano i politici rinfacciandosi colpe più o meno vere o proponendo leggi più o meno utili o improvvisando mea culpa più o meno ridicoli pur di arraffare un titolo, un sommario, una didascalia che parli di loro. Ne parlano scrittori, artisti, psicologi, giornalisti: tutti con la loro panacea pronta all’uso, tutti sicuri che è colpa della famiglia, no delle madri, no dei padri, no della scuola, no della società, no del patriarcato, no dei politici, no della destra, no della sinistra, no del governo, no dello Stato, no delle leggi mancanti (ovviamente “bipartisan”) in una cacofonia che stona almeno quanto gli applausi ai funerali. E rende ancor più prezioso il valore del silenzio. Dinanzi alla morte si tace. Chi crede prega, chi non crede riflette, tutti dovrebbero tacere. Soprattutto se non hanno nulla di utile da dire.
Poi, con calma e sottovoce, potrebbero provare a stare vicino a chi è genitore, a chi è figlio, a chi è marito, o moglie, o fidanzato, o fidanzata, ad ascoltarlo, a parlargli della fatica della vita, del dolore da fallimento, dello smacco da rifiuto, della noia da bambagia, dell’elaborazione del dolore, del valore di battere la testa e di mordersi la lingua e di frenare le mani, della differenza tra l’amore e il possesso e fra la realizzazione personale e il successo (o, peggio ancora, la famoseria), della caducità dei sentimenti, del rispetto per la libertà dell’altro, dell’importanza di lasciarlo andare e di rimettersi in gioco, sempre con fatica, con rispetto e senza scorciatoie. Poi si potranno fare tutti i giri di vite che si vuole, ammesso e non concesso che i femminicidi uccidano perché non sanno che è vietato e si rischia l’ergastolo o poco meno. E si potranno organizzare tutti i corsi scolastici di “educazione all’affettività”, sempreché si potesse insegnarla dalla cattedra in un’aula avulsa dai veri educatori dei nostri tempi: cioè i social network, la tv, il cinema, la strada, gli amici e tutti i “modelli” di riferimento” che oggi arrivano molto prima e molto meglio dei maestri, dei professori e dei genitori. E alla fine vincono, nella cacofonia che ha ucciso il silenzio.
Il Fatto Quotidiano, 21 novembre 2023
2 thoughts on “Un po’ di silenzio – L’editoriale di Marco Travaglio [21/11/2023]”
Meglio di così ……..Ho provato , nel mio piccolo, a sparpagliare gli stessi concetti in risposta appunto alla cacofonia delle soluzioni pronte e confezionate – e anch’io in fondo mi sono gettata nel chiasso mediatico – e mi hanno assalita per il mio scetticismo controcorrente alle dichiarazioni assolute circoscritte nel perimetro del patriarcato per esempio , o del maschilismo atavico ……Sei preso per cinico, o nichilista, solo perchè ti sottrai alla bolgia moralista imperante e dici che il problema è più profondo , più particolare , che bisogna pensare alla famiglia adesso ……. Bravo Travaglio, hai scritto anche per me
Bravo Travaglio! Spesso non sono d’accordo con quello che dici, anche se riconosco che sono sempre cose intelligenti.
Ma questo giudizio lo condivido totalmente.