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Il sifone a U – L’editoriale di Marco Travaglio [16/01/2024]

L'editoriale di Travaglio critica l'uso dei social: un ministro reagisce male alle critiche, una ristoratrice si suicida dopo un falso post. Pericoli evidenti

L’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 16 gennaio 2024 analizza due eventi legati all’uso dei social media: uno comico e uno tragico. Il primo riguarda il ministro Crosetto che, dopo aver postato su Instagram il risultato di una partita a burraco, reagisce con insulti alle critiche ricevute, invocando la privacy nonostante abbia lui stesso condiviso il post. Il secondo caso è il presunto suicidio di una ristoratrice lodigiana, inizialmente elogiata per aver risposto a un falso commento discriminatorio su Tripadvisor, poi sbugiardata quando si scopre che il commento era inventato. Travaglio evidenzia i pericoli dell’esposizione sui social, soprattutto per le persone comuni che non sono preparate a gestire le conseguenze. Critica anche l’approccio di alcuni politici e media nel gestire queste situazioni, sottolineando come l’uso irresponsabile dei social possa avere effetti devastanti, paragonando il web a un sifone a U dove tutto ciò che vi si inserisce può ritornare indietro.

di Marco Travaglio

Un caso comico e uno tragico ci dicono che servirebbero corsi scolastici e post-scolastici per insegnare a maneggiare i social. Quello comico è il ministro Crosetto che a Capodanno posta su Instagram il punteggio di una partita vinta a burraco, poi insulta chi lo critica e invoca la privacy, come se non l’avesse messa in piazza lui. Quello tragico è il probabile suicidio della ristoratrice lodigiana, esaltata dalla ministra leghista Locatelli e da molti media per avere zittito un presunto cliente della sua pizzeria che su Tripadvisor lamentava la presenza di gay e disabili, poi sbugiardata perché il commento discriminatorio era un falso grossolano da “marketing del bene”. Stare sui social è diventato un mestiere usurante e pericoloso, talvolta mortale. Chi li usa senza precauzioni non è attrezzato a sopportarne le conseguenze e non capisce che il web è come un sifone a U: se ci fai i tuoi bisogni, questi ti ritornano in faccia. E non di rado accade lo stesso anche con gli escrementi altrui.

I personaggi pubblici sono sempre sotto i riflettori e, volenti o nolenti, ci fanno il callo. Ma le persone comuni spesso non reggono all’esposizione, soprattutto quando passano in mezzo minuto dagli altari alla polvere, da famosi a famigerati. Nessuno conosce i motivi del gesto della ristoratrice, anche se politici e commentatori si sono affrettati incredibilmente ad attribuirlo a Selvaggia Lucarelli e al suo compagno chef Lorenzo Biagiarelli. Cioè a chi ha avuto il merito di fare ciò che ormai pochissimi fanno: la verifica dei fatti. Così smascherare il falso post sui gay e i disabili che montava come panna nel mondo politico-giornalistico è diventato “campagna d’odio” e “gogna mediatica”, anche se i toni del fact checking erano civilissimi e i commenti social piuttosto contenuti. La cosa doveva restare confinata lì. Invece la donna è stata intervistata dal Tg3 e persino convocata in Questura per scovare l’eventuale istigatore all’odio anti-gay e disabili, ove mai esistesse. Ma il fatto più ignobile è lo sciacallaggio della Lega, la cui ministra Locatelli si era bevuta tutto senza uno straccio di verifica. E ora specula sulla tragedia straparlando della “sinistra e dei suoi giornalisti” (questi pensano che siano tutti come quelli di casa loro) ed equiparando la pizzaiola al vicepremier e ministro Salvini imputato per Open Arms. Un presunto leader che da anni, con la sua “Bestia” e i suoi stalking citofonici, mette alla gogna social privati cittadini (anche ragazze e ragazzi, persino disabili) utili alla sua propaganda o colpevoli di criticare le sue politiche. Persone che manifestano senza far nulla per mettersi in mostra, esercitando soltanto un diritto costituzionale. Che poi, per lui e quelli come lui, è il vero peccato mortale.

Il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2024

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