Gasparri col cognac e la carota diventa subito un classico della commedia all’italiana nel reparto caratteristi, senza offesa per Tina Pica e Tiberio Murgia. Gli manca soltanto lo scolapasta in testa. Purtroppo il noto “parlamentare e giornalista” non si esibisce al Bagaglino del Salone Margherita, ma alla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai in veste di vicepresidente del Senato, per processare il direttore di Report Sigfrido Ranucci, reo di aver fatto la bua ai suoi vecchi camerati La Russa e Urso, al suo vecchio benefattore Silvio, al suo nuovo fiancheggiatore Matteo R. e ad altre preclare figure. Infatti, in sua difesa, accorrono subito tal Filini dell’ufficio Sinistri di FdI e la sua nuova fan Maria Elena Boschi. Quando si tratta del Marty Feldman della politica, lo spettacolo è sempre divertente e al contempo penoso. La Vigilanza, per legge, non può sindacare sui contenuti giornalistici della Rai, quindi l’audizione di Ranucci è del tutto fuorilegge. La commissione, ove mai avesse un senso, dovrebbe valutare il rispetto del contratto di servizio, cioè il buon andamento dell’azienda, devastata dai vertici nominati dai compari di Gasparri e dai loro predecessori con la fuga di quasi tutti i campioni di ascolti, rimpiazzati da un branco di pippe lesse. Invece viene lapidato l’artefice di uno dei pochissimi programmi di successo: l’unico di informazione rimasto.
Non sapendo a cosa attaccarsi (carota a parte) per attaccare Ranucci, l’aspirante cabarettista piagnucola perché “un sito della Rai” (così chiama l’account Twitter di Report) non ha cancellato un commento “terroristico” contro di lui (che può essere rimosso solo da chi l’ha postato), ergo “la Rai ha pubblicato il commento” e lui ora la denuncia. Lui che da quando esistono i social li usa per insultare chiunque lo nomini. Cosa c’entri Ranucci in tutto ciò sfugge ai più. Ma a quel punto si passa a contestare le denunce subite dal giornalista: quelle sporte dai politici che poi lo chiamano in Vigilanza a giustificarsene. Ranucci spiega di averne 178 e di essere stato finora sempre assolto. Gasparri risponde di aver portato il cognac e la carota per dargli “coraggio” (di cui cognac e carota sono notoriamente due simboli). Lui del resto è un celebre cuor di leone. Se un giornalista lo critica, lui lo denuncia. Se lui insulta qualcuno, scappa a chiedere protezione a mammà. Cioè al Parlamento, che dichiara insindacabili tutti i suoi insulti con provvedimenti regolarmente annullati dalla Consulta. L’ultimo l’ha salvato dal processo per un tweet del 2015 sulle cooperanti Vanessa e Greta sequestrate in Siria: “Sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo”. Ma la Corte non s’è ancora pronunciata. Meglio conservare la carota.
Il Fatto Quotidiano, 9 novembre 2023