Guido Crosetto è uno dei rari esseri raziocinanti in un governo-manicomio. Ma questa non è un’attenuante: è un’aggravante. Perché, diversamente da un Lollobrigida o da uno Sgarbi, non può non capire la gravità di ciò che fa e dice. Il primo a porre un ostacolo insormontabile alla sua nomina a ministro della Difesa fu proprio lui due estati fa in un’intervista a Tpi: “Sarebbe inopportuno, dato il mio lavoro”. Parole sante: era presidente degli industriali della difesa e degli armamenti (Aiad) e senior advisor di Leonardo, e andare al ministero che dà appalti ai suoi ex consociati e committenti avrebbe creato un discreto conflitto d’interessi. Infatti andò proprio lì. E, non contento, a luglio, con un trasloco-fiume tuttora in corso, ha iniziato a trasferirsi con la famiglia dai Parioli in casa di Carmine Saladino, presidente e socio di Maticmind, colosso della cybersecurity affiliato all’Aiad, appaltatore di Servizi e ministeri (fra cui la Difesa), partecipato da Cdp (cioè dal Mef del suo collega Giorgetti): un sontuoso appartamento di 220 mq. con attico, superattico, box, cantine e soffitte, in cui vive stabilmente almeno da settembre con la moglie e i figli. Un fatto che – stando al Crosetto prima della cura – sarebbe inopportuno anche se pagasse l’affitto. Ma lo è molto di più visto che non ha scucito un euro: lo farà “da gennaio perché ci sono ancora lavori in corso” (oltre al trasloco da record mondiale). Questo ha dichiarato ai nostri Lillo e Pacelli e questo abbiamo riportato sul Fatto.
Ma ieri dev’essersi accorto che la scusa non regge e allora, scartato l’alibi scajoliano dell’insaputismo, ha scritto su Twitter che si è “stufato” (senza precisare di cosa). E ha postato le foto dei lavori con tanto di operai (con protezioni antinfortunistiche un po’ opinabili), scalette, calcinacci, cavi scoperti, sacchi di cemento, latte di vernice, pennelli e cartoni in un paio di stanze. Noi vogliamo sperare che le altre siano abitabili, altrimenti non si spiega come faccia a presentarsi sempre lindo e pinto senza macchie di calce sulla giacca e spruzzi di minio sul capoccione. Se fosse così gentile da mostrarci gli altri 200 mq dell’appartamento, potremmo tranquillizzare i fan sulle condizioni di vita sue e dei suoi cari. Naturalmente continueremmo a tacere l’indirizzo, nel rispetto della sua privacy e della sua sicurezza. Eppure Crosetto fa la vittima: “Grazie per aver resa pubblica la mia residenza”. Ma noi abbiamo scritto soltanto che è “in zona Aurelia a due passi dal Vaticano”, dove sorgono migliaia di edifici (siamo nella Roma del 2023, non del ’500). Semmai è stato lui, con quelle foto, a fornire preziosi indizi sull’ubicazione dello stabile. Che però, più che a un attico&superattico nel centro di Roma, fa pensare a un bilocale di Gaza City.
Il Fatto Quotidiano, 20 dicembre 2023