Search

Capo danno – L’editoriale di Marco Travaglio [31/12/2023]

Marco Travaglio continua il suo sarcastico omaggio agli "scoop" dei giornaloni italiani nel 2023
Marco Travaglio

di Marco Travaglio

Ieri abbiamo reso omaggio ai migliori scoop del 2023 sulla sonante vittoria di Ucraina e Nato e l’umiliante ritirata di Russia (prima di scoprire la malaugurata inversione dell’ordine dei fattori), nonché sulla morte imminente di Putin, affetto da tutte le patologie note in letteratura medica (prima di scoprire lo sfortunato scambio fra la sua cartella clinica e quella di Biden). Ma i colpacci dei giornaloni nell’anno ormai finito sono ben di più. Grazie al titolo di Libero “Meloni uomo dell’anno” vergato da Fichi Sechi, innamorato pazzo di Giorgia (“Nel mondo ormai è un’icona pop”, tipo lady Diana) e pretendente al trono vacante di Giambruno, abbiamo scoperto perché la premier, già “donna, madre e cristiana”, insiste a farsi chiamare “signor presidente del Consiglio”: altro che otoliti, ha cambiato sesso e ora è uomo, padre, gender e pure un po’ queer, oltreché piuttosto incazzato con Sechi per lo spoiler. Dal quale Sechi, come dagli altri Angelucci Boy, abbiamo imparato che gli appalti truccati all’Anas e l’arresto del figlio di Verdini e cognato di Salvini (il ministro che controlla l’Anas) non sono una notizia. Dal Riformatorio del direttore editoriale Renzi (quello che decide) e del direttore responsabile Ruggieri (quello che prende le querele), abbiamo appreso che non è Renzi a doversi giustificare per aver incassato 3,2 milioni nel 2022 senza un mestiere ma con i petrodollari insanguinati di bin Salman: è Conte, per aver fatto politica per 20 mesi senza vedere un euro, tenendo chiuso lo studio legale e restando in aspettativa da professore universitario per prevenire i conflitti d’interessi. Si vergogni e arrossisca.

I giornaloni, poi, trasmettono la netta sensazione che i palestinesi di Gaza, specie le donne e i bambini, passino il tempo a spararsi e bombardarsi da soli pur di sputtanare il governo Netanyahu mentre si difende a mani nude. Invece i repubblichini Cappellini e Merlo ci hanno convinti che Conte, votando No al Mes, “ha salvato il governo”, che invece col Sì dei 5S presenti “sarebbe andato sotto”. Ora, siccome su 300 deputati votanti i No sono stati 184, i Sì 72 e gli astenuti 44, al Mes mancavano 112 voti e i 5S erano solo 34, quindi non si scappa: il voto di ogni 5Stelle vale almeno 3. Grazie a Rep abbiamo finalmente chiarito la vera missione di Elly Schlein, votata come segretaria dagli elettori Pd per fare cose di sinistra: prendere il posto di FI nella “prateria” del “centro moderato” che tanta fortuna già portò a Renzi, Calenda, Moratti e altri ectoplasmi, possibilmente sventolando l’Agenda Draghi non appena verrà rinvenuta da archeologi e speleologi dopo due anni ininterrotti di ricerche. Ma c’è tutto il 2024 per rintracciarla, magari insieme all’agenda rossa di Borsellino. Che però almeno esiste.

Il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2023

SHARE THIS ARTICLE

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Read More

Weekly Magazine

Get the best articles once a week directly to your inbox!