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Balla a Balla – L’editoriale di Marco Travaglio [28/01/2024]

Marco Travaglio critica Bruno Vespa per nostalgicamente ricordare la campagna elettorale 2001, dove notizie vere sconvolsero Berlusconi

Nel suo editoriale del 28 gennaio 2024, Marco Travaglio critica Bruno Vespa per aver tenuto un discorso in cui ricorda la campagna elettorale del 2001, durante la quale alcuni comici e giornalisti, tra cui Luttazzi, Benigni, Biagi, Santoro e Travaglio stesso, diffusero notizie vere sul candidato Berlusconi. Travaglio sottolinea che Vespa sembra nostalgico di quella campagna elettorale, ma Travaglio argomenta che le notizie vere furono in realtà un servizio alla verità. Travaglio smonta le affermazioni di Vespa riguardo a come queste trasmissioni abbiano influenzato negativamente Berlusconi e critica Vespa per il suo ruolo nel giornalismo di allora.

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di Marco Travaglio

Bruno Vespa, davanti a una platea di noti pregiudicati (c’era pure Previti) e ignoti incensurati riunita all’Eur, ha officiato l’ennesimo funerale di B.. E, nell’omelia, ha voluto ricordare “la drammatica campagna elettorale del 2001” in cui alcuni comici (Luttazzi e Benigni) e giornalisti (cita “Biagi, Santoro e Travaglio”, dimenticando Montanelli) diedero inopinatamente notizie vere sul candidato favorito e, quel che è peggio, “sulle tre reti Rai”. “Il 15 marzo la Casa delle Libertà era data al 58,7%”, ma poi partì “la guerra mediatica” delle notizie vere. Un orrore, per chi è uso contar balle. Infatti racconta che “il 12 marzo su Rai2 ci fu un memorabile dialogo Luttazzi-Travaglio sull’origine mafiosa dell’imprenditore Berlusconi” (no, era il 14 marzo e B. perse tutte e otto le cause civili in primo, secondo e terzo grado: 24 sentenze affermano che era tutto vero). Poi arrivò “il Raggio Verde di Santoro su Rai3 per dimostrare la responsabilità di Berlusconi nelle stragi del ’93” (no, era su Rai2 e nessuno accusò B. di strage, anche se era indagato per quelle del ’92). “Ciliegina sulla torta: la memorabile intervista di Biagi a Benigni che ridicolizzò Berlusconi” (satira politica: altro abominio). I tre programmi erano “in prima serata”, mentre “a Porta a Porta non fu consentito” (no: Luttazzi andava in seconda serata e Porta a Porta non va in prima perché fa ascolti bassini).

La campagna elettorale durò 40 giorni, con migliaia di ore di propaganda berlusconiana su Rai&Mediaset. Ma bastarono 25 minuti di Satyricon, 20 di Biagi e 2 ore di Santoro a “far perdere a Berlusconi enorme popolarità e punti, perché veniva presentato come un mascalzone”. E gli italiani non l’avevano mai sospettato: infatti aveva 2 condanne prescritte per corruzione e finanziamento illecito, 6 processi per corruzione giudiziaria (Sme-1 e Mondadori) e falso in bilancio (Lentini, All Iberian-2, Sme-2, consolidato Fininvest), un’indagine a Caltanissetta per Capaci e via D’Amelio e una in Spagna per Telecinco. Quella “mobilitazione drammatica” (di notizie vere), secondo l’insetto, non favorì B. (come dicevano i suoi trombettieri e i suoi finti oppositori), anzi gli levò 9 punti (dal 58,7% al “49,5”) e “portò a votare Rutelli 3 milioni di italiani” pigri o riottosi. E le cose sarebbero andate ancor peggio se Vespa non avesse restituito un po’ di dignità al giornalismo: infatti “ho convinto io” B. a metter su la sceneggiata del Contratto con gli Italiani, “di cui conservo l’originale”, sulla “scrivania di ciliegio che avevo fatto cercare nell’attrezzeria Rai”, a cinque giorni dal voto. Poi, per fortuna, l’editto bulgaro del 2002 chiuse per sempre la “mobilitazione drammatica” di notizie vere. Da allora solo balle. Infatti Vespa è sempre lì. E ne conserva tutti gli originali.

Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2024

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