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Voti a perdere – L’editoriale di Marco Travaglio [11/01/2024]

Travaglio critica la pratica di alcuni politici italiani che si candidano per cariche europee pur non avendo intenzione di lasciare i loro attuali incarichi nazionali

Nell’editoriale “Voti a perdere” di Marco Travaglio, viene criticata la pratica di alcuni politici italiani che si candidano per cariche europee pur non avendo intenzione di lasciare i loro attuali incarichi nazionali. L’articolo menziona Giorgia Meloni e Elly Schlein come esempi recenti di questa strategia, che viene considerata una truffa agli elettori. Travaglio sottolinea come questo comportamento, che era stato condannato in passato da Massimo D’Alema, contribuisca all’astensionismo e alla sfiducia nell’ambito politico, citando Rosy Bindi per contrastare con un esempio di integrità e rispetto verso l’elettorato.

di Marco Travaglio

“Una sconcezza, un fenomeno terzomondiale, una gigantesca truffa agli elettori, un’impostura unica in Europa, una prevaricazione, un’esplosione di narcisismo, una rozzezza senza precedenti. Se lo chiedi a un capo di governo europeo pensa a uno scherzo o si offende. Ci si candida per chiedere un mandato, non per ottenere un omaggio. Il premier e i ministri sono ineleggibili, prendono in giro i cittadini. Chi voterà per Fini non eleggerà lui, ma un oscuro portaborse di cui non sa neanche un nome. La democrazia è una cosa seria e il mandato elettorale è fiduciario e personale. Gli elettori si ribellino a questi specchietti per le allodole: gli elettori non sono allodole, vanno trattati con serietà”. Così parlò il presidente Ds Massimo D’Alema nel 2004, quando il premier B. annunciò la sua candidatura a capolista di FI alle Europee in tutte le circoscrizioni (come già nel 1994 e nel ’99), pur essendo ineleggibile in quanto premier, tra furiose polemiche. Anche D’Alema, deputato, si candidò alle Europee. Ma, appena eletto, lasciò Montecitorio e andò a Bruxelles, mentre B. ovviamente restò premier e deputato.

Ora la Meloni, anche lei ineleggibile (a meno che non lasci il governo), pensa di imitarlo. Ma stavolta il Pd non grida allo scandalo perché Elly Schlein medita di fare lo stesso, nelle cinque circoscrizioni o almeno in tre. Come farà certamente Renzi. E come non faranno né Salvini né Tajani (prenderebbero meno preferenze di Giorgia) né Conte (le regole M5S vietano a chi ha una carica elettiva di correre per un’altra). Schlein e Renzi sono deputata e senatore e, appena eletti, opteranno per il Parlamento italiano: lei perché non avrebbe senso confinarsi fra Bruxelles e Strasburgo lasciando un vice a Roma a contestare i Melones; lui perché gli eurodeputati non possono prendere soldi da Stati esteri (privilegio riservato ai senatori italiani). Quindi, candidandosi a una carica che non ricopriranno neppure per un giorno, si apprestano a truffare gli elettori proprio come la Meloni. Non solo: la Schlein riempirebbe da sola tutte le quote rosa in cima alle liste Pd e poi, disertando, manderebbe in Europa un esercito di maschi, e nemmeno tra i più noti: alla seconda piazza dietro di lei aspirano Orlando, Zingaretti, Ruotolo, Bartolo e Bonaccini, e i primi due sono già parlamentari, quindi è probabile che rinuncerebbero anch’essi. Una truffa al cubo che legittimerebbe anche quella della Meloni. Poi, chiusi i seggi, tutti a piangere sull’astensionismo e l’antipolitica di chi, chissà perché, pensa che il suo voto conti meno di zero. Nel 2013 domandarono a Rosy Bindi se intendesse correre alle Europee. E lei: “Non me lo sogno nemmeno, sono già parlamentare italiana”. Altre donne, altri tempi.

Il Fatto Quotidiano, 11 gennaio 2024

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