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Menti malate – L’editoriale di Marco Travaglio [8/11/2023]

La tragedia di Gaza ne contiene altre due e non si sa quale sia peggio: purtroppo Netanyahu non ha un piano; e purtroppo Biden ha un piano.
Bibi e Sleepy Joe

di Marco Travaglio

La tragedia di Gaza ne contiene altre due e non si sa quale sia peggio: purtroppo Netanyahu non ha un piano; e purtroppo Biden ha un piano. Il premier israeliano fa bombardare la Striscia alla cieca perché non sa che altro fare (sradicare Hamas è una pia illusione, come dimostrano i sette attacchi di Israele a Gaza negli ultimi 15 anni), ma deve mostrare di fare qualcosa (una mattanza che moltiplicherà adepti e kamikaze di Hamas, anche in Cisgiordania) e soprattutto sa che, finita la guerra, finirà la sua carriera politica (quindi la guerra deve durare il più possibile). Il presidente Usa, con la protervia ignorante tipica dei neocon e dei democrat, pensa di risolvere la questione paracadutando su Gaza l’ottantottenne Abu Mazen, più malandato e screditato di lui, indebolito dagli stessi americani e israeliani, e dicendo ad Hamas: “Scànsati che arriviamo noi”. È la geniale soluzione adottata in Afghanistan e in Iraq: arrivano i nostri, piazzano un fantoccio che piace a loro a decine di migliaia di chilometri, si illudono che per ciò stesso piaccia alla popolazione, poi scoprono che quella non gradisce e reagisce maluccio (in Iraq i sunniti spodestati dagli sciiti hanno fondato l’Isis, in Afghanistan i talebani si son bevuti in mezza giornata il famoso “esercito regolare” costato un occhio alla coalizione occidentale).

Mentre Sleepy Joe invita l’amico Bibi a imparare dagli errori Usa nella “guerra al terrorismo” che lo moltiplica da vent’anni, è il primo a ricascarci. Altrimenti smetterebbe di giocare a Risiko col mondo e si porrebbe il problema numero uno, almeno per chi esporta democrazia in tutto il globo terracqueo: la volontà dei popoli. Se si votasse oggi a Gaza e in Cisgiordania, Hamas trionferebbe più che alle elezioni del 2006, le ultime. Certo, si può dire ai palestinesi che devono ciucciarsi Abu Mazen senza eleggerlo, sennò sbagliano di nuovo a votare. Ma così anche i meglio disposti capiscono che, per farsi sentire, non c’è che la lotta armata: e Abu Mazen dura quanto un gatto in tangenziale. L’idea che, dopo tutto l’odio e i massacri, i palestinesi accettino di buon grado una “leadership moderata” (quella che gli scegliamo noi) può uscire soltanto da una mente malata: infatti è venuta a Biden. Un leader di media intelligenza si attiverebbe per dare loro un buon motivo per non votare Hamas e scegliersi rappresentanti migliori. Cioè taglierebbe l’erba sotto i piedi di Hamas che campa di odio e miseria, eliminandone le cause. Come? Fermando la strage e varando un piano Marshall di ricostruzione e investimenti a Gaza e in Cisgiordania, per portare sviluppo, lavoro e infrastrutture. Affinché i palestinesi votino bene, devono stare bene. È l’unica soluzione ragionevole: infatti non ne parla nessuno.

Il Fatto Quotidiano, 8 novembre 2023

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