L’articolo di Marco Travaglio critica fortemente una nuova legge proposta dalle forze politiche di destra in Italia (FdI, Lega, FI e Iv), che prevede l’omissione dei nomi dei non indagati nelle intercettazioni. Secondo Travaglio, questa normativa ostacolerà significativamente il lavoro di inquirenti, giudici e avvocati, impedendo loro di capire pienamente le dinamiche e le connessioni degli indagati. L’articolo evidenzia il rischio che tale legge nasconda informazioni importanti al pubblico in casi di alto profilo, proteggendo effettivamente le figure politiche e i loro alleati, e la definisce sarcasticamente “legge Bianchetto”, suggerendo che sia frutto di pensieri poco lucidi.
La penultima porcata delle quattro destre FdI, Lega, FI e Iv impone agli inquirenti di sbianchettare i non indagati nelle intercettazioni. Per non trovare sui giornali i propri nomi senza il disturbo di smetterla di frequentare noti criminali, i “legislatori” chiudono il rubinetto alla fonte: quando la polizia giudiziaria fa le trascrizioni. Così non solo i cittadini, ma anche avvocati, pm e giudici non sapranno più con chi e di chi parlano gli indagati intercettati. Giudici e pm lavoreranno al buio, su verbali monchi e pieni di cancellature (chi non è indagato oggi può esserlo domani e, se uno dice in un’indagine per droga che Tizio ha ucciso Caio, non lo saprà nessuno). E gli avvocati non potranno più svolgere indagini difensive: per sentire un teste devi sapere chi è.
Poi c’è quello che non sapremmo più noi. Nel caso Anas il socio dei Verdini telefona: “Guarda caso stasera è arrivato l’invito a cena… guardacaso dopo che Salvini si è insediato (come ministro dei Trasporti che controlla Anas, ndr)! Che tempistiche, ragazzi! Vergognoso!”. ”Salvini” verrà sbianchettato, così nessuno capirà chi si è insediato (e tutti quelli che si sono insediati diventeranno sospetti), né il senso delle “tempistiche”. Nell’inchiesta sui bunga-bunga, col testo originario della schiforma, avremmo saputo che B. faceva le orge, ma non con chi, e che chiamava da Parigi la Questura da Parigi per far liberare la nipote di un capo di Stato africano: Ruby, non indagata, non sarebbe stata citabile, e tantomeno Mubarak. Così il Parlamento, avallando la maxi-balla, ci avrebbe fatto un figurone. Poi avremmo appreso che un tizio domandava a Consorte “Siamo padroni di una banca?” e pensato a un banchiere o a un mitomane, non a Fassino. Mancino voleva dirottare il processo Trattativa e chiamava un tizio al Colle che si dava da fare, ma il consigliere D’Ambrosio sarebbe rimasto coperto: tutti avremmo pensato a Napolitano. Palamara incontrava deputati e membri del Csm all’hotel Champagne per pilotare nomine di procuratori, ma chi fossero gli altri non l’avremmo saputo. Il lobbista indagato Gemelli parlava con la fidanzata- ministra Guidi non indagata per spingere una norma pro domo sua, ma chi fosse la donna che gli rinfacciava i favori fatti e il trattamento da “sguattera del Guatemala” sarebbe rimasto un mistero: tutte le ministre di Renzi sarebbero state degradate a sguattere. Moggi pilotava le designazioni arbitrali pro Juve, ma i nomi degli arbitri (e le relative partite che li avrebbero resi identificabili) sarebbero rimasti coperti da omissis: così nessun tifoso avrebbe saputo chi aveva fatto cosa. È la legge Bianchetto, così detta anche perché chi l’ha scritta e votata dev’essere ubriaco fradicio.
Il Fatto Quotidiano, 12 gennaio 2024