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Il giuramento di ipocrita – L’editoriale di Marco Travaglio [31/10/2023]

Se all’inizio della guerra Russia-Ucraina gli atlantisti de noantri mostrarono i primi sintomi di allergia alla logica, con l’ennesima guerra Hamas-Israele sembrano aver perduto il ben dell’intelletto.
Paolo Mieli

di Marco Travaglio

Se all’inizio della guerra Russia-Ucraina gli atlantisti de noantri mostrarono i primi sintomi di allergia alla logica, con l’ennesima guerra Hamas-Israele sembrano aver perduto il ben dell’intelletto. Non ci riferiamo ai dobermann da talk e da social che distribuiscono patenti di terrorismo e tagliagolismo a chiunque azzardi critiche al governo israeliano un po’ meno feroci di quelle della stampa israeliana. E nemmeno a quel minore del renzismo che twitta “Il Fatto è pieno di giornalisti antisemiti”, meritandosi una citazione in tribunale e una nel più vicino reparto psichiatrico. Ma a personaggi di ben altro spessore, abituati a studiare e a ragionare, anche per giungere a conclusioni diverse dalle nostre. Come Paolo Mieli, giornalista e storico. Già ci aveva sorpreso definendo “giustificazionista” di Hamas il discorso anti-giustificazionista di Guterres. Ma ieri, su La7, si è superato: “Vorrei fare una riflessione sugli ipocriti italiani. Quando fu invasa l’Ucraina, dicevano a Zelensky ‘ritirati perché la Russia è troppo più potente’. Ora nessuno dice al capo di Hamas di arrendersi. Sono propagandisti a cui non frega niente”. A parte il fatto che nessuno disse a Zelensky di ritirarsi (e da dove, visto che gli invasori erano i russi e lui era l’invaso?), semmai di negoziare un compromesso col nemico prima che il suo popolo subisse i guai peggiori che sta tuttora subendo, dopo il fallimento della controffensiva ucraina e l’inizio di quella russa, una domanda sorge spontanea: Mieli sta forse paragonando la “democrazia ucraina” al gruppo politico-terroristico Hamas? Nemmeno noi, che la democrazia ucraina non l’abbiamo mai granché notata, specie dopo la messa fuorilegge dei 12 partiti di opposizione e gli atti terroristici compiuti oltre confine, ci saremmo sognati un accostamento così offensivo per Zelensky.

Di analogie fra le due guerre ce ne sono, ma molto diverse alla scombiccherata equazione mieliana. Israele, come la Russia, occupa territori non suoi. E l’Ucraina nega ai russofoni del Donbass l’autonomia promessa in due accordi a Minsk. Ma Israele e l’Ucraina sono nostri alleati, la Russia e Hamas no. E con gli alleati l’Occidente ha voce in capitolo e mezzi di pressione per farsi ascoltare, con i nemici no. Quindi i veri ipocriti e propagandisti sono quanti pretendono dal nemico Putin che si ritiri dalle regioni ucraine occupate, ma non pretendono dall’amico Zelensky che conceda l’autonomia al Donbass e un referendum per far decidere a quel popolo con chi vuole stare, né dall’amico Netanyahu che si ritiri dalla Cisgiordania, come Israele si impegnò a fare gradualmente nel 1993 a Oslo. Ecco, non vorremmo che Mieli, a furia di indagare sugli ipocriti e i propagandisti, scoprisse che il primo è lui.

Il Fatto Quotidiano, 31 ottobre 2023

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