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Come protestare – L’editoriale di Marco Travaglio [28/12/2023]

Ottima l’idea del sindacato dei giornalisti di contestare il Bavaglio alla conferenza stampa della Meloni, prevista per oggi in diretta tv, ma rinviata per malattia. Non altrettanto si può dire dello strumento
Come protestare - L'editoriale di Marco Travaglio [28/12/2023]

di Marco Travaglio

Ottima l’idea del sindacato dei giornalisti di contestare il Bavaglio alla conferenza stampa della Meloni, prevista per oggi in diretta tv, ma rinviata per malattia. Non altrettanto si può dire dello strumento: i vertici della Fnsi, mentre la premier risponderà alle domande, diserteranno la sala stampa e sfileranno per strada in una polemica “passeggiata”. A parte il fatto che nessun cittadino sintonizzato si accorgerà della cosa, si può fare di meglio. Tantopiù con una premier allergica alle domande, ma molto interessata alla sua immagine. L’ideale sarebbe che tutti i cronisti si presentassero col bavaglio sulla bocca e se lo calassero per la domanda. Ma la nostra categoria, più che a Julian Assange, si ispira a don Abbondio e a Fantozzi, quindi in quella scena che farebbe il giro del mondo illuminando i tratti illiberali del governo berluscomeloniano è inutile sperare. Ci accontenteremmo del minimo sindacale. Cioè che ogni cronista, prima della domanda, leggesse una premessa uguale per tutti:

“Signora presidente del Consiglio, faccio il giornalista per informare i cittadini nel modo più completo e preciso possibile. Purtroppo la legge delega approvata dalla Camera il 19 dicembre impegna il suo governo a vietarmi per decreto di informare al meglio i cittadini su atti cruciali per lo Stato di diritto e la democrazia: le ordinanze di custodia cautelare che privano gli indagati della libertà prima del processo, perciò richiedono massima trasparenza e completezza per consentire all’opinione pubblica di controllare sia i magistrati che le emettono, sia i personaggi pubblici che le subiscono. Un atto liberticida aggravato dal ddl intimidatorio del suo collega di partito Alberto Balboni che alza la multa per la diffamazione a mezzo stampa da poche centinaia di euro a 50 mila. Quindi la prego di prendere qui e ora le distanze da questi provvedimenti che violano l’articolo 21 della Costituzione e la giurisprudenza europea e di impegnarsi a non esercitare la delega in nome del diritto costituzionale nazionale e internazionale, a cui tutti i legislatori europei devono sottostare. Non lo chiedo per la mia categoria, che quegli atti continuerà a conoscerli, ma per il popolo italiano da lei rappresentato, che ne resterebbe all’oscuro o male informato da riassunti, perifrasi, interpretazioni soggettive e selettive, dunque fuorvianti”.

Dopodiché si spera che il cronista mantenga una postura eretta (non quella adottata nelle messe cantate di Draghi, tra fiumi di saliva e standing ovation finali) e ponga una domanda vera, non un assist precotto alla vaselina. Sennò qualcuno potrebbe domandarsi perché un giornalista auto-imbavagliato protesti per il bavaglio esterno, anziché ringraziare per l’alibi gratuito.

Il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2023

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