Marco Travaglio critica il governo attuale per la sua mancanza di sensibilità verso situazioni ridicole. Vengono analizzate le azioni della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e di altri esponenti politici di centrodestra. Viene anche menzionato il caso dell’ex magistrato Luca Palamara, coinvolto in uno scandalo di corruzione. Travaglio esprime scetticismo riguardo alle riforme della giustizia proposte dal governo e ironizza su alcune decisioni, definendole poco spiritose. In particolare, critica una proposta che impone ai giudici di avvisare chi vogliono arrestare con cinque giorni di anticipo. Infine, con una nota di sarcasmo, fa riferimento a Nordio sottolineando le sue proposte di riforma e le loro presunte incongruenze.
Uno dei tratti distintivi di questo governo è l’assoluta impermeabilità al ridicolo. La Meloni si vanta perché le agenzie di rating, dipinte per anni come la Spectre finanziaria, l’hanno promossa e non si accorge che l’hanno promossa proprio perché ha sposato la peggiore austerità della Spectre finanziaria. Intanto i suoi si vantano perché l’autorevole sito Politico le dà del “camaleonte”, cioè della voltagabbana, come se fosse un complimento. Crosetto accusa una corrente della magistratura di complottare contro il governo durante il suo congresso nazionale alla presenza di Conte, Schlein e pure La Russa (primo caso di congiura in luogo pubblico); poi dice in Parlamento non si sa bene a chi che “questo scontro fra politica e magistratura deve finire”, anziché confidarselo allo specchio o mandarsi un vocale. Lamenta anche un “plotone di esecuzione” contro di lui: deve trattarsi di quelle due o tre voci che hanno osato criticarlo per ciò che ha detto. Nulla di paragonabile ai veri plotoni d’esecuzione montati negli ultimi trent’anni, quando chiunque desse noia ai centrodestri veniva puntualmente accusato di ciò che non aveva fatto: dal pool di Milano a quello di Palermo, da Di Pietro a Prodi, dalla Raggi a Conte. Intanto il centrodestra giustifica le schiforme della giustizia con lo scandalo Palamara, ma contemporaneamente promuove Palamara da trafficante di nomine a bocca della verità e a supertestimone che denuncia impavido il suo stesso scandalo (ma solo dopo che il trojan aveva scoperto tutto) e premia tutti i giudici dello scandalo, da Ferri in giù. Notevole anche la passione dei centrodestri per la “terzietà” dei giudici, piuttosto bizzarra per chi fino all’altroieri pendeva dalle labbra di B. e Previti, che i giudici li compravano un tanto al chilo. Ma anche per chi attacca il gup che non copia il pm e respinge l’archiviazione di Delmastro.
Poi c’è Nordio, che resta il nostro preferito ex aequo con Lollo, perché sembra nato apposta per farci divertire. Tutto si può dire delle sue schiforme, eccetto che non siano spiritose. Quella che impone ai giudici di avvertire chi vogliono arrestare con cinque giorni d’anticipo, come le interrogazioni programmate a scuola, fosse un colpo di genio ineguagliabile (si arresteranno solo i paralitici). Invece ora arriva il tetto massimo annuo al budget per le intercettazioni in ogni Procura. Così, se verso novembre un procuratore esaurisce i fondi a causa di un surplus di reati, stacca tutti gli ascolti e chiude bottega fino a Capodanno: ottima notizia per i criminali, che sposteranno il grosso dell’attività in Avvento. Se poi continueranno a farsi arrestare e intercettare malgrado il preavviso, la seminfermità mentale non gliela leverà nessuno.
Il Fatto Quotidiano, 2 dicembre 2023