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L’altra prima donna – L’editoriale di Marco Travaglio [27/2/2024]

Travaglio critica la gestione politica in Sardegna, elogia Todde (5S) come simbolo di rinnovamento e la vittoria sui conservatori. Critica al Terzo Polo.
Alessandra Todde

Nel suo editoriale del 27 febbraio 2024 su Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio disegna un quadro critico della situazione politica in Sardegna e delle recenti elezioni regionali, non risparmiando frecciate a vari attori politici. Travaglio sottolinea come la Sardegna sia stata trascurata dalla classe dirigente, evidenziando la legge regionale sull’orario di scrutinio come esempio di inefficienza. Riserva particolare attenzione alla figura di Alessandra Todde, candidata dei 5 Stelle, lodandone le qualità e sottolineando il suo potenziale successo come simbolo di un rinnovamento politico e come possibile prima presidente di Regione dei 5 Stelle, in alleanza con il PD. Critica il Terzo Polo e la destra, indicando l’unica formula vincente contro quest’ultima come un’alleanza tra 5S, un PD rinnovato e i rossoverdi. Infine, elogia l’ex premier Conte e la nuova direzione intrapresa da Elly Schlein nel PD, sottolineando l’importanza della novità e della qualità dei candidati oltre le tradizionali divisioni politiche.

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di Marco Travaglio

Siccome la Sardegna è stata retrocessa all’età dei nuraghe da una classe dirigente indecente che si spera verrà spazzata via in giornata (memorabile la legge regionale che impone lo scrutinio entro e non oltre le ore 19, che a metà giornata la Regione dichiara “meramente indicativa”, per dire l’utilità di dare più poteri alle Regioni), scriviamo senza i dati definitivi delle Regionali. Ma alcune cose le sappiamo già.

1) La Meloni, dopo 16 mesi a Palazzo Chigi, è più popolare a Kiev che a Cagliari, grazie al malgoverno suo, del sindaco FdI di Cagliari, Truzzu, e del presidente regionale leghista, Solinas.

2) Alessandra Todde, perfetta incarnazione del populismo gentile e competente dei 5Stelle contiani, sembra aver vinto, ma anche se perdesse di un soffio avrebbe compiuto un miracolo: grazie al curriculum, allo stile fermo ma pacato, al fattore-novità e anche al fattore-donna, ha convinto prima i vertici e poi gli elettori del Pd a sostenerla ed è riuscita a raggiungere il candidato delle tre destre malgrado l’operazione-sabotaggio di Renato Soru. Se poi dovesse anche vincere, diventerebbe la prima presidente di Regione nella storia dei 5Stelle, la prima espressa dall’alleanza M5S-Pd e la Sardegna sarebbe la prima Regione strappata dai progressisti alla destra dal lontano 2015.

3) Il Terzo Polo, per una volta, arriva terzo, ma solo perché correvano in tre: il famoso Centro piace tanto alla gente che piace e ai giornaloni, ma non esiste nella realtà, sempreché si possa chiamare Centro l’ammucchiata di Soru con Calenda, Rifondazione e una lista filo-Hamas (l’Iv renziana non è neppure pervenuta) pur di far perdere i progressisti; e pare che non entrerà neppure in Consiglio regionale. Una prece.

4) L’unica formula vincente contro le destre è un’alleanza fra 5S, un Pd davvero rinnovato e i rossoverdi: quella che sostenne il Conte-2 fino in fondo. Astenersi centrini, perditempo e perdivoti da “campo largo” e “riformismo”.

5) Oltre al buon ricordo lasciato come premier, l’arma segreta di Conte è il fatto di essere il leader più sottovalutato del mondo.

6) Dopo le fumisterie e le ambiguità fin qui esibite sui temi più caldi per tenere insieme i vari Pd, la Schlein dimostra che quando compie una scelta netta la azzecca: quella di scaricare i Soru e gli Zedda, che han fatto il loro tempo (altro che terzo mandato) e puntare sulla più fresca Todde. Il che non vuol dire che ora Pd e M5S debbano andare insieme ovunque a qualunque costo: dipenderà dalla carica di novità dei candidati. Perché è sull’asse nuovo/vecchio, non destra/centro/sinistra né tantomeno moderatismo/estremismo o riformismo/populismo che gli italiani giudicano e votano. Ma, si sa, non c’è peggior sardo di chi non vuol sentire.

Il Fatto Quotidiano, 27 febbraio 2024

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