Finora Aldo Grasso svolgeva nel dibattito politico-medatico il ruolo che nell’ordine pubblico svolgono gli idranti: disperdere a viva forza chiunque si opponga a qualsiasi potere. Ma da ieri ha abbracciato una nuova e ancor più nobile missione: far regredire l’analisi della guerra israelo-palestinese all’infanzia, a metà strada fra la fase orale della lallazione e la fase anale, quando il bambino sembra parlare perché ripete sillabe di apparente senso compiuto: mamma, pappa o papà, cacca. Soprattutto cacca. Il Grasso è sinceramente sgomento dinanzi a un fenomeno per lui inedito e inquietante: l’esistenza di commentatori e analisti che sanno di cosa parlano e fanno il proprio mestiere. Più precisamente Santoro, Ovadia, Orsini e la Basile. Anziché sillabare “mamma” o “cacca”, i putribondi figuri argomentano, spiegano e interpretano i fatti di oggi alla luce delle cause storiche, purtroppo intrecciate, stratificate e – horribile dictu – complesse, cioè incompatibili col manicheismo infantile e cavernicolo bello-brutto/buono-cattivo e col tifo da curva ultrà Juve/Toro/Milan-Inter/Roma-Lazio (quello che ha portato quei geni di Repubblica a commissionare un sondaggio e a intitolarlo testualmente, restando seri: “La maggioranza solidarizza con Israele, ma il 18% con Hamas”, manco fosse un derby). Il Grasso li chiama “postillatori” perché dicono “sì, ma” o “però” e “tutte le altre avversative da talk show”. E il fatto che conoscano l’italiano oltre alla storia, analizzino cause, spieghino fenomeni, soppesino pro e contro, distribuiscano equamente ragioni e torti e – quel che è peggio – lo facciano “impunemente” senza essere arrestati su due piedi, li rende automaticamente colpevoli.
Basta poco, del resto, per sgamare la colonna italiana di Hamas: quell’ “artificio retorico fra i più subdoli” (il “sì, ma”), quella “fallacia logica conosciuta col nome di ‘accumulo di postille’ ”, quel “grimaldello per appropriarsi impunemente dello spazio del giustificazionismo, dell’alibi, della ‘complessità’ ” che servono a un solo, bieco scopo: “negare la strage di Kfar Aza”. E, nientemeno, “intossicare il diritto di esistere di Ucraina e di Israele”. Il fatto che il Grasso, sulla prima pagina del Corriere, attribuisca a quattro persone molto più competenti di lui sulle guerre di Ucraina e di Gaza cose che non si sono mai sognate di dire né di pensare, anzi hanno finora sostenuto tesi puntualmente confermate dai fatti a differenza delle sue, fa sospettare che ignori le altre diciannove fallacie logiche codificate in letteratura, pur praticandole quasi tutte. Soprattutto una, la “teoria della montagna di merda”: “Un idiota può produrre più merda di quanta tu possa spalarne”.
Il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2023