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Napoleone e Giuseppina: Una relazione tormentata

Napoleone e Giuseppina si unirono in matrimonio quando lui era un semplice generale e lei una delle donne più affascinanti di Parigi. Il loro rapporto fu segnato da infedeltà reciproche, bugie, avidità, maltrattamenti e calcoli politici
Jacques-Louis David - The Coronation of Napoleon and Josephine

I due si unirono in matrimonio quando lui era un semplice generale e lei una delle donne più affascinanti di Parigi.
Il loro rapporto fu segnato da infedeltà reciproche, bugie, avidità, maltrattamenti e calcoli politici

L’11 marzo 1796 una coppia si abbracciava davanti al cancello di una villa nella lussuosa rue Chantereine, a Parigi. La donna, di circa trent’anni, snella, bella e molto elegante, forse singhiozzava. L’uomo, basso ed emaciato nonostante indossasse la scintillante uniforme di un generale dell’esercito della repubblica francese, combattè l’impulso di rimanere con lei: dopotutto, erano sposati solo da due giorni. Ma il dovere chiama sempre i soldati, e il generale Napoleone Bonaparte doveva partire senza indugio per guidare l’armata d’Italia in quello che sarebbe stato — o almeno così credevano tutti — un altro episodio della lunga guerra che le potenze europee stavano conducendo contro la giovane repubblica. Meno di un mese dopo, mentre partiva per la prima delle campagne che lo avrebbero portato alla gloria, Bonaparte piangeva ancora per aver dovuto abbandonare sua moglie: «Lontano da te, la mia sola e unica Giuseppina, non c’è piacere nella vita: lontano da te, il mondo è un deserto nel quale sono tutto solo, senza neanche la consolazione di esprimere i miei sentimenti. Mi hai rubato più del mio cuore: tutti i miei pensieri sono su di te sola».

Fino ad allora il futuro imperatore era stato un uomo dall’esistenza grigia. Quando conobbe Giuseppina, sei mesi prima del loro matrimonio, era un generale di ventisei anni senza un avvenire, cencioso e magro, che vagava per i salotti parigini in cerca di protettori e che poteva permettersi solo un pasto al giorno. Che ci crediate o no, all’epoca ispirava pietà.

Un matrimonio di convenienza?

Dal canto suo Giuseppina era una donna di trentadue anni con una grande storia alle spalle. Di origine creola, bella e capricciosa discendente dei Tascher de la Pagerie, era cresciuta in mezzo agli schiavi nella piantagione che la sua famiglia possedeva nella colonia caraibica della Martinica ed era arrivata nella capitale francese da adolescente per sposare il visconte Alessandro de Beauharnais. Fu un matrimonio infelice, dal quale nacquero due figli — Eugène e Hortense — e che si concluse bruscamente durante il Terrore, una folle fase della Rivoluzione francese, quando la ghigliottina calò sul capo del marito. In quel momento lei si trovava agli arresti in una prigione parigina insieme ad altre persone che presto avrebbero avuto un ruolo importante nel nuovo regime. All’epoca del colpo di stato del 9 termidoro II (27 luglio 1794), che mise fine all’era di Robespierre, Giuseppina era diventata amica intima dell’amante di uno dei capi del complotto, la spagnola Teresa Cabarrus, allora imprigionata con lei.

Quando finalmente furono rilasciate, le due donne divennero delle vere e proprie sopravvissute. In virtù del loro sesso e della loro classe sociale non potevano esercitare alcuna professione o impegnarsi apertamente in politica, negli affari e nella finanza, come invece facevano gli uomini intorno a loro. Così si resero presto conto che la loro fortuna e quella dei loro figli dipendevano unicamente dalla loro capacità d’instaurare relazioni con uomini ricchi e potenti.

La nuova élite borghese emersa dal caos della rivoluzione era pronta a dimenticare tutti i suoi principi per godere del potere e del lusso, e accettava nei suoi salotti, e persino in seno ai suoi giovani lignaggi, alcuni tipi di dame che molto presto quella stessa società avrebbe rifiutato. Napoleone stesso sarebbe stato uno dei principali istigatori della rigida morale patriarcale imposta alle donne per il secolo e mezzo successivo, e che sarebbe stata chiaramente espressa nel suo famoso e imitato Codice napoleonico. Nell’ottobre del 1795 la convenzione nazionale — l’organo incaricato di trasformare la Francia in una repubblica durante la rivoluzione — fu sostituita dal direttorio, un regime governato da una commissione di cinque direttori. Giuseppina e Teresa, ammirate come poche altre nei salotti, mantennero una stretta relazione, a volte amichevole e a volte amorosa, con Paul Barras, il membro più potente di quest’organo politico. Pare che furono proprio lui e Teresa a presentare Napoleone a Giuseppina, sicuri che l’unione tra queste due persone bisognose di stabilità sarebbe stata positiva per entrambi.

Napoleone innamorato

Giuseppina sembrava accettare il matrimonio solo per motivi di convenienza, mentre Napoleone s’innamorò perdutamente di lei fin dal loro primo incontro intimo. Il giorno dopo le scrisse una delle sue lettere infuocate: «Mi sveglio pieno di te. Il tuo ritratto e la serata inebriante di ieri non hanno dato tregua ai miei sensi: dolce e incomparabile Giuseppina, quale strano effetto fate sul mio cuore!».

Si conservano solo 265 lettere delle molte che Napoleone inviò a Giuseppina. Di lei al marito ne restano solamente cinque. Bonaparte si lamentava sempre di non ricevere notizie da sua moglie, che era molto restia quando si trattava di scrivergli. Queste missive sono come una finestra privilegiata dalla quale è possibile osservare l’intimità della coppia e riflettono fin dall’inizio lo squilibrio e la complessità della relazione. Per i primi due anni, mentre compiva le sorprendenti imprese militari della sua prima campagna d’Italia con cui instaurò il dominio francese su gran parte del centro-nord della penisola, Napoleone scrisse incessantemente a Giuseppina da ogni campo di battaglia. Le dava notizie delle sue vittorie e del numero di morti e feriti, che mescolava, con una sconvolgente mancanza di empatia, con espressioni del suo amore e del suo desiderio. Si tratta di brevi testi sentimentali, spesso lancinanti, pieni di frasi ardenti e intime: «Un bacio sul cuore, e poi uno più in basso, molto più in basso!». «L’onore conta per me perché conta per te… e la vittoria, perché ti rende felice; senza di essa, avrei lasciato tutto per andare a sdraiarmi ai tuoi piedi». «Sai bene che non dimentico le mie preziose visite; sai, il tuo piccolo bosco nero. Gli do mille baci e aspetto con impazienza il momento in cui mi ritroverò lì, tutto tuo». Intanto Giuseppina, fredda e scostante, sembrava non prendere molto sul serio gli intensi sentimenti del marito.

Mentre Napoleone era al fronte, lei trascorreva il suo tempo a Parigi godendosi l’agiata vita da sposa di un generale che tutti stavano iniziando ad ammirare: partecipava a feste e spendeva enormi quantità di denaro, persino di più di quello che suo marito inviava dall’Italia, tra regali sontuosi e profitti dei saccheggi. Inoltre, non appena Napoleone partì per il fronte, Giuseppina s’innamorò di un giovane tenente degli ussari di nome Hippolyte Charles, di nove anni più giovane di lei. La possibilità che il marito scoprisse la loro relazione non la spaventava affatto. Quando lo incontrò a Milano, seguita da vicino dall’amante, scrisse a sua zia: «Non mi fa mancare niente, anticipa sempre i miei desideri. Rimane tutto il giorno in adorazione davanti a me, come se fossi una divinità».

La sua nuova posizione privilegiata permise a Giuseppina non solo di divertirsi, ma anche di arricchirsi alle spalle del marito, creando una rete di corruzione che includeva il suo amante, il direttore Barras e altri membri del governo. Accumulò una grande quantità di denaro convincendo un ingenuo Bonaparte ad assegnare a determinate persone contratti per la fornitura di rifornimenti e altri materiali destinati all’esercito. Napoleone stesso riconobbe questo inganno nel Memoriale di Sant’Elena, le memorie che dettò al conte di Las Cases alla fine della sua vita; raccontò come, dopo essere stato avvertito da suo fratello Giuseppe di ciò che stava accadendo, Giuseppina riuscì a convincerlo, tra lacrime e coccole, che era tutta una bugia.

Tuttavia, la sua fortuna non poteva durare per sempre. Nel maggio del 1798, due anni dopo il matrimonio, mentre era nel bel mezzo della sua campagna di conquista dell’Egitto, Napoleone fu nuovamente informato del gioco sporco di sua moglie da tre fidati ufficiali di alto rango. E questa volta gli credette. Da quel momento in poi, la relazione della coppia s’interruppe completamente.

Bonaparte decise di non divorziare perché comprese che, lungo la sua ascesa sociale e politica, avrebbe avuto sempre più bisogno di Giuseppina come magnifica padrona di casa per i suoi numerosi impegni mondani. Ma chiarì che ora era lui a detenere il potere, che a partire da quel momento avrebbe esercitato sulla moglie in maniera tirannica e capricciosa, come presto avrebbe fatto nella vita politica di tutta Europa.

Napoleone iniziò a portarsi a letto numerose amanti, sempre molto giovani, e a trattare la moglie con enorme crudeltà che, come la maggior parte dei maltrattatori, alternava a momenti di pentimento e tenerezza. È molto probabile che ci siano stati episodi di violenza fisica: una delle dame di compagnia di Giuseppina come imperatrice, madame de Rémusat, affermò nelle sue Memorie che un giorno, quando Giuseppina seguì un’altra delle sue dame di nascosto fino a trovarla a letto con il marito, lui si arrabbiò così tanto da «oltraggiarla». Dal canto suo, l’imperatrice si trasformò improvvisamente in una donna debole, gelosa e spaventata, terrorizzata al pensiero di essere abbandonata da quel marito che un tempo aveva disprezzato e che era diventato un personaggio fuori dal comune. Ora era lei a scrivergli frasi di devozione nelle sue lettere: «Se un’esplosione di gioia entra nella tua anima, se la tristezza la turba per un momento, sarà nel seno della tua amica che riverserai la tua felicità e i tuoi dolori. Questo è il mio desiderio, i miei voti, che si riducono a compiacerti e a renderti felice».

L’inevitabile divorzio

La posizione di Giuseppina divenne più delicata man mano che Bonaparte diventava più potente. Il problema principale era l’incapacità della coppia di avere figli. Poiché lei ne aveva due dal primo matrimonio, dapprima si pensò che fosse lui quello sterile. Ma nel dicembre 1806, due anni dopo l’inizio del suo regno come imperatore, Napoleone ebbe un figlio da una delle sue amanti. Era chiaro che, dopotutto, era in grado di generare un erede e quindi di creare una dinastia. Come imperatore era suo compito cercare, tra le dinastie europee che aveva sottomesso, una nuova moglie, giovane e fertile.

Napoleone fu lento nel prendere la decisione di divorziare, ma alla fine, il 30 novembre del 1809, dopo tredici anni di matrimonio, comunicò la notizia a Giuseppina tra le lacrime di entrambi. Nel giro di poche settimane l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria, allora diciottenne, figlia dello sconfitto imperatore Francesco I, sarebbe diventata la nuova moglie di un Napoleone ormai quarantenne. Una sorta di quadratura del cerchio, se si pensa che la nuova sposa dell’imperatore era la nipote di Maria Antonietta. Napoleone era felice della sua nuova docile moglie, che presto gli diede un erede, il futuro duca di Reichstadt — Napoleone II per i bonapartisti —, morto a Vienna all’età di 21 anni nel 1832. Per quanto riguarda Giuseppina, dopo il divorzio i loro rapporti migliorarono e i due mantennero una relazione affettuosa. L’ex imperatrice trascorreva il suo tempo viaggiando in compagnia della sua piccola corte e del suo ultimo amante, il giovane pittore Lancelot-Théodore Turpin de Crissé. Presto entrambi smisero di lamentarsi per il divorzio.

C’è qualcosa nella vita di Napoleone che sembra legarlo indissolubilmente all’ex moglie, come se il suo destino dipendesse dalla presenza di Giuseppina al suo fianco. Se la sua inarrestabile ascesa fino a uno dei più estremi gradi di potere che il mondo occidentale abbia mai conosciuto iniziò non appena si sposò, il suo declino militare e politico prese piede subito dopo il divorzio: le prime difficoltà in Spagna, la campagna di Russia e, infine, la vittoria delle potenze nemiche e il loro ingresso a Parigi che portò all’abdicazione di Napoleone nell’aprile 1814 e al suo esilio all’Elba.

La fine di Giuseppina

Giuseppina morì il 29 maggio 1814, venticinque giorni dopo l’arrivo dell’ex marito sull’isola-prigione. La sua morte fu un riflesso del suo modo di vivere: quando i nemici di Napoleone entrarono a Parigi, molti iniziarono a farle visita nel suo castello di Malmaison, quasi per rendere omaggio all’icona di un’epoca. Affascinante come sempre, aprì le porte dei suoi salotti a tutti coloro che avrebbero potuto esserle utili con l’avvento del nuovo regime. Durante un viaggio in carrozza con lo zar Alessandro I, il grande avversario di Napoleone, che corteggiava apertamente sua figlia Hortense, Giuseppina prese freddo. Malata, continuò a ricevere visite per giorni, fino a quando non fu costretta a rimanere a letto, e infine si spense. Aveva quasi cinquantuno anni, la stessa età in cui sarebbe morto Bonaparte sette anni dopo, nel 1821. Non è noto come reagì Napoleone alla sua morte, ma disse al conte di Las Cases: «Amavo davvero Giuseppina, anche se non la stimavo. Era troppo bugiarda. Ma aveva qualcosa che mi piaceva molto: era una vera donna». Queste parole, così come gli ultimi gesti di Giuseppina, definiscono appieno la loro tormentata relazione.

Ángeles Caso
Storia e scrittrice

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Per saperne di piu

SAGGI

Theo Aronson, Napoleone e Giuseppina. Una storia d’amore, Ugo Mursia editore, Milano, 2014.

Carolly Erickson, L’imperatrice creola. Amori e destino di Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone, Mondadori, Milano, 2004.

Storica National Geographic, dicembre 2023

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