L’articolo di Marco Travaglio nel Il Fatto Quotidiano del 17 gennaio 2024 offre una critica satirica e tagliente verso due figure pubbliche. Il primo, Carlo Nordio, attuale ministro della Giustizia, viene descritto come incoerente e paradossale nelle sue affermazioni riguardo la giustizia e la corruzione in Italia. Travaglio sottolinea le contraddizioni di Nordio, come il suo disprezzo per le intercettazioni e la sua proposta di abolire l’abuso d’ufficio, ironizzando sulle sue logiche e sulle conseguenze delle sue politiche. La seconda figura è il giurista Sabino Cassese, che sembra contraddirsi nelle sue opinioni riguardo l’autonomia differenziata promossa da Calderoli. Travaglio utilizza questa discrepanza per evidenziare l’ambiguità e la fluidità delle posizioni di Cassese, giocando sull’idea che le sue opinioni cambino drasticamente in breve tempo.
Oggi il podio se lo contendono due arzilli vegliardi che parlano senza porsi il problema della logica. Tant’è che vien da sperare che lo facciano in stato di ebbrezza. Il primo è Carlo Nordio, sventuratamente ministro della Giustizia. Dice che “i poteri immensi del pm sono un pericolo” (il che sarebbe vero se lui fosse ancora pm: ora che fa danni da un’altra parte, non più.) Dice che intercettare i criminali è roba da “barbaro Medioevo” (quello di Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto e altri barbari, purtroppo non intercettabili perché sprovvisti di telefoni) e “chi sequestra un cellulare sequestra una vita” (e una telefonata, si sa, allunga la vita). Dice che abolisce l’abuso d’ufficio perché “l’intero sistema dei reati contro la PA è obsoleto” (gli altri Paesi civili non lo sanno e continuano a punire gli stessi reati obsoleti, incluso l’abuso d’ufficio) e levare “5 mila e passa procedimenti l’anno per abuso d’ufficio significa il 10% di deflazione” (quindi i procedimenti annui sarebbero 50 mila: purtroppo sono oltre 2 milioni e quelli per abuso poche centinaia, perché vengono quasi tutti archiviati subito). Poi il capolavoro: “L’Italia, nella classifica internazionale sulla corruzione, è negli ultimi posti, ma perché il criterio è sbagliato e abbiamo chiesto di cambiarlo. Abbiamo spiegato che i criteri di corruzione percepita non corrispondono affatto a quella reale, così l’Italia risalirà in graduatoria”. Come se il criterio della corruzione percepita valesse per l’Italia e non per gli altri. E qui il Guardagingilli ricorda Moggi che accusava l’arbitro Collina di aver fregato lo scudetto alla Juve rifiutando di sospendere per pioggia il match decisivo col Perugia: quasi che diluviasse solo sulla Juve e non anche sul Perugia. Comunque ora Nordio abolirà pure gli altri reati contro la PA, così non aumenterà solo la corruzione percepita, ma anche quella reale divenuta legale. Che poi è il metodo migliore per curare i malati: abolire il termometro. E anche per combattere l’alcolismo: abrogare l’alcol test.
L’altro fenomeno è un venerato giurista che su Rep loda l’autonomia differenziata di Calderoli: “È un’opportunità per il Sud”, “piena attuazione al dettato costituzionale”, “prestazioni uguali per tutti” anche se, certo, “vince chi ha le gambe migliori”. L’opposto di quanto dichiarò un venerato giurista alla Stampa il 21 novembre 2022: “L’autonomia voluta dalla Lega ferisce l’unità del Paese” e “rischia di rendere più profonda la spaccatura fra Nord e Sud”. Il guaio è che i due si chiamano entrambi Sabino Cassese (forse omonimi del Sabino Cassese nominato da Calderoli presidente del Comitato per i Lep dell’Autonomia fra l’intervista di Cassese 1 e quella di Cassese 2). Dovessero mai incontrarsi, finirebbe a schifio.
Il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2024