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Slavoj Žižek: The Pervert’s Guide to Ideology (2012) – Traduzione italiana

L'ideologia è così radicata nella società che ha influenzato i nostri sogni. Se vogliamo cambiare la nostra realtà, dobbiamo prima cambiare i nostri sogni. Applicando la teoria psicoanalitica all'interpretazione cinematografica, Slavoj Zizek tenta di scoprire il significato nascosto di molti film hollywoodiani.

L’ideologia è così radicata nella società che ha influenzato i nostri sogni. Se vogliamo cambiare la nostra realtà, dobbiamo prima cambiare i nostri sogni. Questo sembra essere il tema principale del film. Applicando la teoria psicoanalitica all’interpretazione cinematografica, Slavoj Zizek tenta di scoprire il significato nascosto di molti film hollywoodiani.

Essi Vivono (They Live, 1988)

“Ti darò una scelta: o metti questi occhiali o comincia a mangiare dal bidone dell’immondizia. Già mangio dal bidone dell’immondizia.”

Il nome di questo bidone d’immondizia è ideologia. la forza materiale dell’ideologia riesce a non farmi vedere ciò che mangio veramente. Non è solo la nostra realtà a schiavizzarci. La tragedia della nostra situazione quando siamo schiavi dell’ideologia è che quando pensiamo di sfuggirle nei nostri sogni, è lì che ci troviamo nell’ideologia.

Essi Vivono del 1988 è sicuramente uno dei capolavori dimenticati della sinistra Hollywoodiana. Racconta la storia di John Nada. Nada, certamente, in spagnolo significa ”niente”. Un soggetto puro, privato del contenuto sostanziale. Un lavoratore senzatetto di L.A. che, girovagando, un giorno entra in una chiesa abbandonata e lì trova una strana scatola piena di occhiali da sole. E quando ne indossa uno camminando per le strade di L.A. scopre qualcosa di strano. Che quegli occhiali funzionano da occhiali di critica all’ideologia. Ti permettono di vedere il messaggio reale che c’è dietro alla propaganda, alla pubblicità, allo sfarzo dei cartelli e così via. Vedi un cartellone pubblicitario che ti invita a fare la vacanza della vita e quando indossi gli occhiali vedi sullo sfondo bianco solamente una scritta grigia.

Viviamo, o così ci viene detto, in una società post-ideologica. Siamo interpolati, cioè, l’autorità sociale si rivolge a noi non come a soggetti che dovrebbero fare il proprio dovere, sacrificarsi, ma come a soggetti di piaceri. ‘Realizza il tuo vero potenziale.’ ‘Sii te stesso.’ ‘Vivi una vita soddisfacente.’

Quando indossi gli occhiali vedi la dittatura nella democrazia. È l’ordine invisibile che sostiene la tua libertà apparente. la spiegazione dell’esistenza di questi strani occhiali anti-ideologia è la classica storia dell’invasione degli ultra-corpi. l’umanità è già sotto il controllo alieno.

Secondo il nostro senso comune, pensiamo che l’ideologia sia qualcosa che appanna, che confonde il nostro punto di vista obiettivo. l’ideologia dovrebbe essere negli occhiali che alterano il nostro punto di vista e la critica all’ideologia dovrebbe essere l’opposto cioè il togliersi gli occhiali in modo da poter finalmente vedere la realtà delle cose. Precisamente questo, e qui, nel pessimismo del film, di Essi Vivono, è ben giustificato, questa è la massima illusione: l’ideologia non è semplicemente imposta su di noi. l’ideologia è la nostra spontanea relazione con il mondo sociale, come percepiamo ogni significato Noi, in un certo senso, ci godiamo la nostra ideologia.

Venir fuori dall’ideologia fa male. è un’esperienza dolorosa. Bisogna costringersi a farlo. È rappresentato in modo meraviglioso in una scena successiva del film in cui John Nada cerca di costringere il suo migliore amico John Armitage a indossare anche lui gli occhiali.

Ed è la scena più strana del film. la lotta dura otto, nove minuti…

…Sembrerà irrazionale, perché questo tizio rifiuta in modo così violento di indossare gli occhiali? È come se fosse ben cosciente di vivere spontaneamente in una bugia che gli occhiali gli faranno vedere la verità ma che essa può essere dolorosa. Può frantumare molte illusioni.

È un paradosso che dobbiamo accettare.

L’estrema violenza della liberazione. Bisogna essere costretti alla libertà. Se ti fidi semplicemente del tuo spontaneo senso di benessere per qualunque cosa non ti libererai mai. La libertà fa male.

Tutti insieme appassionatamente (The Sound of Music, 1965)

L’intuizione base della psicanalisi è distinguere tra godimento e semplice piacere. Non sono la stessa cosa. Il godimento è precisamente il godimento del piacere disturbato. Anche il godimento nel dolore e questo fattore eccessivo disturba l’apparentemente semplice relazione tra dovere e piacere. Anche questa è un’area in cui l’ideologia si realizza e opera, soprattutto l’ideologia religiosa. Questo mi porta a quello che è forse il mio esempio preferito il grande classico di Hollywood: Tutti insieme appassionatamente.

Conosciamo tutti la storia della suora che è troppo vivace con troppa energia, essenzialmente energia sessuale, per essere ridotta al ruolo di suora.

Allora la Madre Superiora la manda dalla famiglia Von Trapp dove si prende cura dei bambini. .. .. .e allo stesso tempo ovviamente si innamora del Barone Von Trapp. E Maria ne è troppo disturbata, non riesce a controllarsi, torna al convento. Non c’è da meravigliarsi che nella vecchia Jugoslavia comunista dove ho visto questo film per la prima volta esattamente questa scena o più precisamente la canzone che segue questo strano consiglio edonista, se vogliamo, della Madre Superiora. Torna indietro. Seduci quell’uomo. Segui il tuo cammino. Non tradire il tuo desiderio. Cioè, la canzone che comincia con ”Scala ogni cima.” la canzone che è quasi un’imbarazzante mostra ed affermazione di desiderio. Questi tre minuti sono stati censurati. Credo che il censore fosse un uomo molto intelligente. Probabilmente sapeva in quanto ateo comunista dove risiede il potere d’attrazione della religione cattolica. Se leggi i propagandisti cattolici intelligenti e provi a capire veramente che affare ti stanno offrendo? Non è per proibire, in questo caso, i piaceri sessuali. È un contatto molto più cinico, tra la chiesa come istituzione e il credente preoccupato con, in questo caso, desideri sessuali. Si ottiene questo permesso indiretto e osceno. Sei coperto dal Divino Grande Altro, puoi fare quello che vuoi, goditela. Questo contratto osceno non appartiene alla cristianità in sé. Appartiene alla chiesa cattolica come istituzione. ‘ E la logica dell’istituzione al suo massimo di purezza. ‘ E di nuovo una chiave per il funzionamento dell’ideologia. Non solo il messaggio esplicito: rinuncia, soffri e così via.. . …ma il vero messaggio nascosto: fai finta di rinunciare e potrai avere tutto. I miei amici psicanalisti mi dicono che generalmente oggi i pazienti che vanno dall’analista per risolvere i propri problemi si sentono in colpa non per via di piaceri eccessivi. Non perché sono stati indulgenti col piacere che va contro al loro senso del dovere o moralità o quant’altro. Al contrario si sentono in colpa di non godere abbastanza. Di non essere in grado di godere.

O mio Dio, uno ha sete nel deserto e cos’altro bere se non la Coca-Cola? Il prodotto perfetto. Perché? Già Marx lo aveva enfatizzato molto tempo fa: un prodotto non è mai solo un semplice oggetto che compriamo e consumiamo. Un prodotto è un oggetto pieno di sottigliezze ideologiche e anche metafisiche. la sua presenza riflette sempre un’invisibile trascendenza e la classica pubblicità della Coca si riferisce abbastanza apertamente a questa qualità assente e invisibile. la coca è la cosa reale. Coca, ecco tutto. Che cos’è? la cosa reale? Non è solo un’altra proprietà positiva della Coca, qualcosa che si possa descrivere o localizzare attraverso un’analisi chimica. È quel misterioso ‘qualcosa in più’. l’eccesso indescrivibile che è l’oggetto che causa il mio desiderio. Nelle nostre società post-moderne, o come vogliamo chiamarle, siamo obbligati a godere. Il godimento diventa una specie di strano dovere perverso. Il paradosso della Coca è che sei assetato, la bevi ma come tutti sanno, più ne bevi più ti viene sete. Un desiderio non è mai semplice il desiderio di una cosa precisa. È sempre anche un desiderio del desiderio stesso. Il desiderio di continuare a desiderare. Forse l’orrore supremo di un desiderio è il soddisfarsi a pieno, in modo da non dover più desiderare. l’esperienza malinconica suprema è l’esperienza della perdita del desiderio stesso. Non è in qualche modo il ritorno di un’era precedente di consumo naturale in cui ci si sbarazzava di questo eccesso e noi consumiamo per bisogni reali come quando si ha sete si beve acqua e così via. Non si può tornare a quello. l’eccesso è con noi per sempre. Quindi facciamoci un sorso di Coca. Si sta scaldando non è più la vera Coca ecco il problema. Conoscete il passaggio da dimensione sublime a dimensione escrementizia. Quando è fredda, servita nel modo giusto, ha una certo richiamo. All’improvviso si può trasformare in merda. Sono le dialettiche elementari dei prodotti. Non stiamo parlando di proprietà obiettive e fattuali di un prodotto. Qui stiamo parlando solo di quell’extra illusorio.

L’ovetto Kinder Sorpresa. Un prodotto abbastanza sorprendente. la sorpresa dell’ovetto Kinder è quell’oggetto in eccesso la causa del tuo desiderio è qui materializzata sotto forma di un oggetto, un giocattolo di plastica che si insinua nel mondo interiore dell’uovo di cioccolato. Tutto il delicato equilibrio sta tra queste due dimensioni. Ciò che hai comprato, l’uovo di cioccolato e l’extra probabilmente fatto in qualche gulag cinese o chissà dove, l’extra che ricevi gratis. Non pensare che il guscio di cioccolato sia qui solo per spedirti in un viaggio più profondo verso il tesoro nascosto, ciò che Platone chiama l’Agalma, che ti rende una persona di valore, che rende un prodotto il prodotto desiderabile. Io credo che sia il contrario. Dovremmo ambire allo scopo più alto? Lo scopo nel cuore di un oggetto esattamente per riuscire a goderci la superficie. Ecco qual è la lezione anti-metafisica che è difficile accettare.

Cosa rappresenta questo famoso Inno alla Gioia? Di solito viene percepito come un inno all’umanità in sé per la fratellanza e la libertà di tutti i popoli. E ciò che salta all’occhi qui è l’adattabilità universale di questa nota melodia. Potrebbe essere usata da movimenti politici completamente opposti l’uno all’altro. Nella Germania nazista era usato largamente per celebrare i grandi eventi pubblici. Nell’Unione Sovietica Beethoven è stato idolatrato e l’Inno alla gioia veniva eseguito quasi come se fosse un brano comunista. In Cina, all’epoca della Grande Rivoluzione Culturale quando quasi tutta la musica occidentale era proibita, la Nona sinfonia era accettata. Era possibile suonarla come brano di musica progressista borghese. All’estrema destra del Sud Rodesia prima che diventasse Zimbabwe, aveva proclamato l’indipendenza per essere in grado di posticipare l’abolizione dell’Apartheid. lì per quei due anni d’indipendenza del Sud Rodesia di nuovo, l’Inno alla gioia con un testo diverso ovviamente, divenne l’inno nazionale. All’estremo opposto quando Abimael Guzman il Presidente Gonzalo, la guerriglia di estrema sinistra in Perù. Quando un giornalista gli chiese quale fosse il suo brano musicale preferito, disse ancora la Nona sinfonia di Beethoven, l’Inno alla gioia. Quando le Germanie erano ancora divise e la loro squadra si presentava unita alle Olimpiadi, quando un tedesco vinceva una medaglia d’oro, ancora una volta, suonavano l’Inno alla Gioia invece dei rispettivi inni della Germania dell’Est o dell’Ovest. E anche ora, oggi l’Inno alla gioia è l’inno non ufficiale dell’Unione Europea. Quindi davvero possiamo immaginare una specie di scena perversa di fratellanza universale in cui Osama Bin Laden abbraccia il Presidente Bush, Saddam abbraccia Fidel Castro, un razzista bianco abbraccia Mao Tse Tung e tutti insieme cantano l’Inno alla Gioia. Funziona, ed è così che deve funzionare qualunque ideologia. Non è mai semplice significato. Deve sempre fungere da contenitore vuoto aperto a tutti i significati possibili. È quel sentimento viscerale che senti quando vivi qualcosa di patetico e dici : ”Oh mio Dio, sono commosso, c’è un ché di così profondo” ma non sai di quale profondità sia. È un vuoto. Ora, certamente c’è una trappola. La trappola è che certamente questa neutralità di cornice non è mai neutrale come sembra.

Clockwork Orange (1971)

Ecco, penso dalla prospettiva di Alex di Arancia Meccanica. Perché Alex, il massimo delinquente cinico, l’eroe di Arancia Meccanica, è così affascinato, sopraffatto quando vede la donna cantare l’Inno alla Gioia di Beethoven? Ogni volta che un testo ideologico dice tutta l’umanità unita in fratellanza, gioia e cosi via, dovreste sempre chiedervi: okay, ma si tratta di tutti, proprio tutti, o qualcuno è escluso? Io credo che Alex, il delinquente di ”Arancia Meccanica”, si identifichi in un posto di esclusione. Ed il grande genio di Beethoven è lui che afferma letteralmente questa esclusione. All’improvviso il tono cambia in una sorta di ritorno carnevalesco. Non è più questa sublime bellezza. Sentiamo questa musica volgare precisamente quando Alex entra nella sala giochi e lo vediamo dai suoi movimenti che ora si sente a casa. È come un pesce nell’acqua. Beethoven non è un celebratore di fratellanza e umanità da quattro soldi, siamo un’unica grande famiglia che gode di libertà, dignità e così via. la prima parte, che è falsamente celebrata oggi, si sente negli eventi ufficiali, viene chiaramente identificata con Beethoven come ideologia e poi la seconda parte racconta la storia vera quella che disturba l’ideologia ufficiale sul fallimento dell’ideologia ufficiale nel relegarla, nell’addomesticarla. Ecco perché Beethoven stava facendo qualcosa che potrà sembrare difficile da fare. Stava già, In modo puramente musicale, praticando una critica all’ideologia. Se l’ideologia classica funzionasse nel modo descritto da Marx nella sua formula presente nel primo volume del Capitale ‘Non lo sanno, ma lo fanno’ non sanno cosa stanno facendo ma ciò nonostante lo fanno, l’ideologia cinica funziona in modo che so benissimo cosa faccio ma ciò nonostante lo faccio.

West Side Story (1961)

Questa costellazione paradossale è inscenata in modo meraviglioso nella famosa canzone ‘Agente Krupke’ nel musical di Bernstein e Sondheim West Side Story. la gang di delinquenti mette in scena tutta una spiegazione, sotto forma di musical certo, del perché sono delinquenti. Rivolgendosi all’agente di polizia Krupke che non c’è, ma a cui tutto questo è rivolto. E uno di loro prende la posizione di un giudice. Poi la spiegazione psicologica. Il paradosso, qui, è: come si può sapere tutto questo e farlo lo stesso? Questa è la funzione cinica dell’ideologia. Non sono mai quello che sembrano, delinquenti cinici e brutali. Hanno sempre un piccolo sogno nascosto. Questo sogno può essere molte cose. Può anche essere qualcosa di ordinario. Prendiamo le rivolte inglesi dell’Agosto 2011. la classica spiegazione liberale suona proprio come una ripetizione della canzone dell’agente Krupke. Non possiamo solo condannare questa rivolta come del vandalismo delinquenziale. Bisogna capire che queste persone vivono praticamente in ghetti, in comunità isolate, senza una vita familiare adeguata, senza un’educazione adeguata. Non hanno neanche le prospettive di un impiego regolare, ma non basta, perché un uomo non è solo un prodotto di circostanze oggettive. Abbiamo tutti questo margine di libertà di decidere come noi soggettiviamo queste circostanze oggettive che certamente ci determinano. Come reagiamo ad esse costruendo il nostro universo personale. la soluzione conservatrice è ‘abbiamo bisogno di più polizia’. Abbiamo bisogno di tribunali che emettano giudizi severi. Credo che questa soluzione sia troppo semplice. Se ascolto attentamente alcune delle affermazioni di David Cameron, sembravano tipo: ‘okay, picchiano la gente, bruciano le case, ma la cosa veramente orribile è che si portano via oggetti senza pagarli.’ Il sommo peccato che si possa immaginare. In modo molto limitato, Cameron aveva ragione, non c’era una giustificazione ideologica. È la reazione della gente che è completamente bloccata nell’ideologia predominante ma non ha modi per capire cosa gli richiede questa ideologia quindi è una sorta di agire selvaggio all’interno di questo spazio ideologico di consumismo. Anche se stiamo parlando di brutalità apparentemente anti-ideologica, Voglio solo bruciare le case per prendermi gli oggetti. È il risultato di una costellazione ideologica e sociale molto specifica dove la grande ideologia, tesa alla giustizia, l’uguaglianza, eccetera, si disintegra. l’unica funzione dell’ideologia è il puro consumismo e non c’è da meravigliarsi delle forme di protesta che ci sono. Ogni azione violenta è il segno che c’è qualcosa che non si è in grado di esprimere a parole. Anche la violenza più brutale è la rappresentazione di una certa difficoltà simbolica.

Taxi Driver (1976)

Ciò che rende grande Taxi Driver è che mostra quest’esplosione brutale di violenza nella sua dimensione radicale e suicida. Non si tratta qui di qualcosa che riguarda solamente la psicologia fragile di una persona stravolta, ciò che Travis di Taxi Driver è, ha qualcosa a che vedere con l’ideologia. In Taxi Driver, Travis, l’eroe, è disturbato dalla giovane prostituta interpretata da Jodie Foster. Ciò che lo disturba, certamente come sempre, sono precisamente le sue fantasie. Fantasie su di lei. Vittima che dei suoi piaceri nascosti, e fantasie non sono solo una questione privata di individui, le fantasie sono la questione centrale di cui si costituiscono le nostre ideologie. la fantasia è, nella prospettiva psicanalitica fondamentalmente una bugia. Non una bugia nel senso che è solo una fantasia ma non la realtà ma una bugia nel senso che la fantasia ricopre un certo vuoto di consistenza. Quando le cose sono annebbiate, quando non riusciamo veramente a conoscerle, la fantasia fornisce una risposta facile. la solita modalità della fantasia è costruire uno scenario, non uno scenario in cui ottengo ciò che desidero ma uno scenario in cui mi immagino desiderato da altri. Taxi Driver è un remake non riconosciuto di forse il più grande western di John Ford, il tardo classico Sentieri selvaggi. In entrambi i film, l’eroe cerca di salvare una giovane donna che viene percepita come vittima di abusi brutali. In Sentieri selvaggi la giovane Nathalie Wood era stata rapita e aveva vissuto un paio d’anni come moglie di un capo indiano. In Taxi Driver la giovane Jodie Foster viene controllata da uno spietato pappone. Il compito è sempre salvare la vittima percepita. Ma ciò che guida la violenza dell’eroe è un profondo sospetto che la vittima non sia solo una vittima. Che la vittima, di fatto in modo perverso, goda o partecipi in ciò che appare come il suo vittimismo. Come se, per dirla in poche parole, lei non volesse essere riscattata, come se resistesse. Ed è questo il grande problema, se si fa un salto immediato nella dimensione politica, il grande problema degli interventi militari americani. Soprattutto i cosiddetti interventi umanitari. Dall’Iraq, ma già nel Vietnam mezzo secolo fa. Cerchiamo di aiutarli ma se non volessero davvero il nostro aiuto? Il risultato di questa impasse debilitante può solo sfociare nella violenza. Vediamo, verso la fine del film Travis esplodere in una frenesia omicida. Uccidendo i papponi, tutte le persone intorno alla ragazza. la violenza non è mai violenza astratta. È una sorta di intervento brutale nel reale per ricoprire una certa impotenza che riguarda ciò che potremmo chiamare mappatura cognitiva. Ti manca una visione chiara di cosa sta accadendo. Dove ci troviamo? Esattamente gli stessi presupposti del terrificante scoppio di violenza della furia omicida di Anders Behring Breivik a Oslo. Far esplodere una bomba di fronte all’edificio del governo e poi uccidere dozzine di giovani membri del Partito Social Democratico in un’isola vicino ad Oslo. Molti commentatori hanno cercato di liquidarlo come un lampante caso di insanità personale ma io credo che valga la pena leggere il manifesto di Breivik lì è chiaro in modo tangibile come questa violenza, che Breivik non solo ha teorizzato ma ha anche esercitato, sia una reazione all’impenetrabilità e alla confusione del capitale globale. Esattamente come la furia omicida di Travis Bickle alla fine di Taxi Driver. Quando è lì, vivo a malapena, in modo simbolico punta le dita come fossero una pistola alla sua testa. Un chiaro segno che tutta questa violenza fosse in sostanza di natura suicida. Era sulla strada giusta, in un certo senso, Travis di Taxi Driver. Devi avere lo sfogo di violenza e devi rivolgerlo verso te stesso ma in maniera molto specifica a ciò che dentro di te ti incatena, ti lega all’ideologia vigente.

Lo squalo (1975)

Ne Lo squalo di Steven Spielberg, uno squalo comincia ad attaccare la gente su una spiaggia. Cosa significa questo attacco? Che cosa rappresenta lo squalo? C’erano molte risposte a questa domanda, che si escludevano a vicenda. Da una parte alcuni critici sostenevano che ovviamente lo squalo rappresentasse la minaccia straniera per l’americano medio. lo squalo è una metafora sia del disastro naturale, tempeste o immigrati che minacciano i cittadini degli Stati Uniti. Dall’altra parte è interessante notare che Fidel Castro, che adora il film, una volta ha detto che per lui era ovvio che ”lo squalo” fosse una sorta di film marxista e che lo squalo è una sorta di metafora della brutalità del grande capitale che sfrutta l’americano medio. Qual è la risposta giusta? Io sostengo nessuna delle due e allo stesso tempo entrambe. l’americano medio, come qualunque cittadino nel mondo, ha una serie di paure. Temiamo ogni genere di cose. Temiamo forse gli immigrati o la gente che percepiamo come inferiore a noi che ci attacchino, ci derubino. Temiamo che qualcuno stupri i nostri figli. Temiamo i disastri naturali, i tornado, i terremoti, gli tsunami. Abbiamo paura dei politici corrotti. Temiamo le grandi imprese che ci trattano come vogliono. la funzione dello squalo è riunire tutte queste paure in modo che noi possiamo scambiare tutte queste singole paure con una paura sola. Così la nostra esperienza della realtà diventa molto più semplice. Perché parlo di questo? Perché, per esempio, forse il caso più estremo di ideologia nella storia dell’umanità, l’antisemitismo nazi-fascista funziona precisamente nello stesso modo. Immagina un cittadino medio tedesco verso la fine degli anni’20, inizio anni ’30. la sua situazione è, in modo astratto, la stessa di quella di un bambino. È completamente perplesso. la sua autorità sociale, o l’ordine simbolico gli dice sei un tedesco lavoratore, banchiere, eccetera, ma non funziona niente. Cosa vuole la società da lui? Perché va tutto storto? Il modo in cui percepisce la situazione è che i giornali gli mentono. Ha perso il lavoro per colpa dell’inflazione. Ha perso tutti i suoi soldi in banca. Vede il degrado morale e così via qual è il significato di tutto questo? Il sogno originale fascista è, come il sogno di ogni ideologia, di avere una torta e mangiarla. Come è stato spesso sottolineato, il fascismo è, nel suo grado più elementare, una rivoluzione conservatrice. Rivoluzione, sviluppo economico, industria moderna, sì. Ma una rivoluzione che nondimeno avrebbe mantenuto o persino riaffermato una gerarchia sociale tradizionale. Una società moderna, efficiente, ma allo stesso tempo controllata da valori gerarchici senza classi o altri antagonismi. Però qui c’è un problema, i fascisti, ma l’antagonismo, la lotta di classe e altri pericoli sono qualcosa di inerente al capitalismo. la modernizzazione, l’industrializzazione, come sappiamo dalla storia del capitalismo, significano disintegrare le vecchie stabili relazioni. Significano conflitti sociali. l’instabilità fa funzionare il capitalismo. Quindi come si risolve questo problema? Semplice. Bisogna generare una narrativa ideologica che spieghi come i fallimenti in una società non siano il risultato di tensioni inerenti allo sviluppo della società ma il risultato di un intruso estraneo. le cose andavano bene finché gli ebrei non sono penetrati nel corpo sociale. Il modo di restaurare la salute del corpo sociale è eliminando gli ebrei. È la stessa operazione avvenuta ne ”lo squalo”. Ci sono una moltitudine di paure è questa molteplicità di paure ci confondono in modo da non sapere quale sia il significato di tutta questa confusione e si rimpiazza questa moltitudine confusa con una figura distinta : l’ebreo, e tutto diventa chiaro.

Mi ricordo che circa due, tre decenni fa quando John Major era Primo Ministro del Regno Unito, ci fu una specie di campagna ideologica per un ritorno alla moralità e così via. E tutti i mali della società erano personificati, nella narrativa conservatrice, nella figura della madre single disoccupata. Come se la violenza nei sobborghi fosse causata da madri single disoccupate che non potevano occuparsi dei figli, non li educavano appropriatamente. Abbiamo una mancanza di budget, non abbiamo abbastanza soldi, perché dobbiamo sostenere madri celibi eccetera, eccetera. In una struttura ideologica c’è bisogno di un’immagine pseudo-concreta per fissare l’immaginazione e questa immaginazione può mobilitarci. Immaginiamo l’ideologia come una sorta di filtro. Una cornice, e di guardare alla stessa realtà ordinaria attraverso quella cornice, cambia tutto. In che senso? Non è che la cornice abbia una qualche azione, è solo che la cornice apre l’abisso del sospetto. Se guardiamo l’immagine antisemita dell’ebreo, è determinante notare quanto sia contraddittoria questa figura. Gli ebrei sono, allo stesso tempo, super intellettuali come dei matematici, e volgari. Non si lavano regolarmente. Seducono ragazze innocenti continuamente. È tipico del razzismo. Si prova ad immaginare come l’altro goda di orge segrete o chissà cosa perché nel razzismo l’altro non è solo il nemico, di solito è anche investito di qualche preciso godimento perverso o, in modo invertito, l’altro può essere qualcuno che cerca di rubarci il nostro godimento. Per disturbare, come viene posta solitamente, il nostro stile di vita. Bisogna essere molto precisi qui per non cadere nella solita trappola di squalificare tutti gli elementi di cui è composta la struttura ideologica nazista, cioè di ridurli tutti ad un proto-fascismo. Non bisogna mai dimenticare che la maggioranza di questi elementi che oggi associamo al fascismo furono presi dal movimento operaio. Quest’idea di grandi masse di persone che marciano insieme, questa idea di rigida disciplina corporale come nostro dovere. I nazisti l’hanno presa direttamente dalla social-democrazia, dalla sinistra. lasciate che vi porti altri concetti centrali al mondo nazista. la solidarietà del popolo. Mio Dio non c’è niente di male in questa nozione in sé. Il problema è, solidarietà a che genere di popolo? Se con popolo s’intende il ‘Volksgemeinschaft’, la comunità organica delle persone in cui il nemico è automaticamente l’intruso straniero, in questo caso siamo nel nazismo. la questione cruciale è posizionare l’ideologia al posto giusto.

Facciamo un esempio più chiaro. la nota canzone ‘Il domani ci appartiene’ del film Cabaret. Alcuni miei amici, dopo aver visto il film di Bob Fosse, Cabaret, pensarono che dopo aver sentito questa canzone avevano finalmente capito cosa fosse, nel suo impatto emotivo più profondo, il fascismo. Ma credo che sia precisamente questo l’errore da evitare. Questa è una canzone abbastanza popolare. Era stata composta per caso mentre giravano il film da una coppia ebrea. Che ironia. Se si guarda non solo la musica, e il modo in cui è cantata, ma anche le parole: il risveglio di una nazione, il domani ci appartiene… Si può ben immaginare che con un leggero cambiamento di parole sarebbe una canzone da sinistra radicale, comunista la band hard rock tedesca dei Rammstein è stata spesso accusata di flirtare, giocando con l’iconografia militare nazista. Ma se si osserva più da vicino il loro spettacolo si vedrà molto bene cosa stanno facendo. In modo esemplare in una delle loro canzoni più famose ‘Reise Reise’. Gli elementi minimali dell’ideologia nazista messi in scena dai Rammstein sono come degli elementi puri investiti di libido. Il godimento dev’essere, come era, condensato in alcuni minimi tic: gesti che non hanno nessun significato ideologico preciso. I Rammstein liberano questi elementi dalle loro articolazioni naziste. Ci permettono di goderne nel loro stato pre-ideologico. Il modo per combattere il nazismo, è godendosi questi elementi, per quanto possano sembrare ridicoli, sospendendo l’orizzonte semantico del nazismo. Così si può colpire il nazismo dall’interno. Come fa un’ideologia a farlo? Come articola gli elementi pre-ideologici? Questi elementi possono anche essere visti come una sorta di.. . mazzetta. Il modo in cui l’ideologia ci paga per sedurci nella sua struttura. Queste mazzette possono essere puramente libidinose, tutti quei tic che vengono considerati come godimento. O possono essere elementi espliciti del discorso come le nozioni di solidarietà di disciplina collettiva, di lotta per il proprio destino e cosi via. Tutti questi in sé sono elementi che galleggiano liberamente che si aprono a diversi campi ideologici.

Passiamo ora al clou del nostro consumismo. Prendo qualcosa da bere. Un pochino di… Starbucks Coffee: lo bevo regolarmente, devo ammetterlo. Ma siamo coscienti che quando compriamo un cappuccino da Starbucks, compriamo anche molta ideologia. Quale ideologia? Quando si entra in un negozio Starbucks, di solito c’è scritto, su qualche poster appeso in giro, il loro messaggio, cioè: ‘sì, il nostro cappuccino è più caro degli altri, ma. ..’ E poi arriva la storia: diamo l’1°/. del nostro ricavato per la salute di alcuni bambini in Guatemala. Per le scorte d’acqua dei contadini del Sahara, o per salvare le foreste, per far crescere il caffè biologico, eccetera, eccetera. Ammiro l’ingegnosità di questa soluzione. Ai tempi del puro e semplice consumismo compravi un prodotto e poi ti pentivi. ‘Mio Dio sono solo un consumista mentre la gente muore di fame in Africa’ Per cui l’idea era che dovevi fare qualcosa per neutralizzare il tuo consumismo puramente distruttivo. Per esempio, non so, fare beneficenza. Ciò che Starbucks permette ora è di essere un consumista ed esserlo senza la coscienza sporca perché il prezzo della contromisura, per combattere il consumismo è già incluso nel prezzo del prodotto. Cioè paghi un po’ di più e non sei un semplice consumista fai anche il tuo dovere nei confronti dell’ambiente, la povera gente affamata in Africa, eccetera. È, credo, la massima forma di consumismo. Non dovremmo semplicemente opporre un principio di vita dedita al dovere è il godimento di piccoli piaceri. Prendiamo il capitalismo di oggi. Abbiamo da una parte la domanda di circolazione di capitali che ci spinge a produrre profitti, ad espanderci, a sfruttare e distruggere la natura e, dall’altra parte, le esigenze ecologiche: pensiamo ai posteri e alla nostra stessa sopravvivenza, prendiamoci cura della natura, eccetera. In questa opposizione tra la ricerca spietata dell’espansione capitalista e la consapevolezza ecologica il dovere, uno strano dovere perverso, il dovere sta dalla parte del capitalismo come hanno notato molti analisti perspicaci. Il capitalismo ha una strana struttura religiosa. È spinto da questa richiesta assoluta: il capitale deve circolare per riprodursi, espandersi, moltiplicarsi e a questo scopo tutto può essere sacrificato, le nostre vite, la natura e così via. Qui abbiamo una strana restrizione incondizionata. Un vero capitalista è un avaro pronto a sacrificare tutto per questo dovere perverso. Ciò che vediamo qui nel deserto del Mojave una rimessa di aerei abbandonati è l’altra faccia delle dinamiche capitaliste. Il capitalismo è sempre in crisi. È soprattutto per questo che appare sempre indistruttibile. la crisi non è il suo ostacolo. È ciò che lo porta avanti verso un auto-rivoluzionamento permanente una riproduzione permanente ed estesa di se stesso. Sempre nuovi prodotti. l’altro risvolto invisibile è lo spreco. Un’incredibile quantità di rifiuti. Non dovremmo reagire a questi cumuli di rifiuti cercando in qualche modo di sbarazzarcene. Forse la prima cosa da fare è accettare questi rifiuti. Accettare che lì fuori ci siano cose che non servono a niente. Per spaccare questo eterno ciclo di funzionamento. Il filosofo tedesco Walter Benjamin ha detto qualcosa di molto grande. Ha detto che ‘sentiamo’ la storia, cosa significa per noi essere soggetti storici, non quando siamo coinvolti in delle cose, quando le cose si muovono, solo quando vediamo questo spreco di cultura essere reinserito nella natura, a quel punto abbiamo intuizione di cosa significhi la storia.

Forse questo vale anche per il valore redentore dei film post-apocalittici come Io sono leggenda e simili. Vediamo un ambiente umano devastato, fabbriche mezze vuote, macchinari che si rompono, negozi mezzi vuoti. Ciò che sentiamo in questo momento, il termine psicanalitico adatto sarebbe ‘l’inerzia del reale’, questa muta presenza oltre il significato. Ciò che i momenti come questo, il confrontarci con gli aerei nel deserto del Mojave, ci portano è forse la chance di un’autentica esperienza passiva. Senza questo momento propriamente artistico di passività autentica non potrebbe emergere niente di nuovo. Forse il nuovo emerge solo attraverso il fallimento, la sospensione del funzionamento corretto della rete esistente delle nostre vite: dove siamo. Forse è quello che ci serve più che mai oggi.

Titanic (1997)

Cosa rappresenta il disastro del Titanic? Conosciamo tutti la lettura standard dell’impatto dell’affondamento del Titanic. Non solo nel film, ma nell’incidente reale. Questo affondamento ebbe un tale impatto perché avvenne in una società che al tempo era all’apice dello sfarzo e della gloria incosciente del decadimento che l’attendeva nel futuro prossimo. le Guerre Mondiali, e il resto. Ma c’è qualcosa che eccede tutto questo campo di significati che è la presenza molto affascinante del relitto del Titanic in fondo all’oceano. Quando James Cameron organizzò un viaggio al vero relitto del Titanic, anche lui fece un’osservazione simile. Quando gli esploratori si avvicinarono al relitto, ebbero l’esperienza quasi metafisica di avvicinarsi quasi a un territorio proibito in cui si sovrappongono il sacro e l’osceno. Ogni simbolo o sintomo politico e ideologico efficace deve appoggiarsi a questa dimensione di godimento pietrificato. Della smorfia congelata di un piacere eccessivo nel dolore. Cosa ci faccio qui nel bel mezzo dell’oceano da solo su una barca, circondato da cadaveri congelati? Sono in una scena di Titanic di James Cameron che è il massimo caso di ideologia a Hollywood. Perché? Per via della tensione imminente della storia per tutto il film. Ci sono almeno tre livelli. Il primo è ciò a cui ironicamente la gente si riferisce come al ‘marxismo hollywoodiano’ di James Cameron. Questa ridicola falsa simpatia verso le classi più basse. Lassù, i passeggeri di prima classe sono prevalentemente malvagi, egoisti, codardi. .. …incarnati dal fidanzato di Kate Winslet, interpretato da Billy Zane. Tutta questa narrativa viene sostenuta da un mito molto più reazionario. Dovremmo chiederci che ruolo ha l’iceberg che colpisce la nave nello sviluppo della storia d’amore? la mia affermazione è leggermente cinica. Ma questa sarebbe stata la vera catastrofe. Possiamo immaginare che forse dopo due o tre settimane di sesso appassionato a New York la storia d’amore si sarebbe affievolita. Kate Winslet è una ragazza dell’alta classe con una sofferenza psicologica, confusa, il suo ego è a pezzi e la funzione di Leonardo Di Caprio è semplicemente di aiutarla a ricostruire il suo ego. la sua immagine, letteralmente lui la disegna. È davvero una nuova versione di uno tra i vecchi miti imperialisti più apprezzati. l’idea è che quando le persone dell’alta classe perdono la propria vitalità hanno bisogno di un contatto con le classi più basse. In pratica sfruttandole spietatamente in maniera vampiresca come se succhiassero la loro energia vitale. Una volta rivitalizzati, possono tornare alla loro vita appartata nella classe alta. la nave colpisce l’iceberg, non immediatamente dopo il sesso, ma quando la coppia esce allo scoperto e decide di stare insieme. Spesso nella storia l’evento che può sembrare una catastrofe salva le persone o un’idea, che lo eleva a mito.

Ricordate l’intervento dell’esercito sovietico e gli altri eserciti del patto di Varsavia del 1968 in Cecoslovacchia che strangolarono la cosiddetta Primavera di Praga. Il tentativo dei comunisti democratici Cechi di introdurre un socialismo dalla facciata più umana. Di solito percepiamo questo intervento brutale sovietico come qualcosa che ha distrutto il breve sogno della Primavera di Praga. Io credo che abbia salvato il sogno. O la Cecoslovacchia si sarebbe trasformata in un classico stato liberale capitalista o a un certo punto, che era di solito il fato riservato ai comunisti riformisti, i comunisti al potere sarebbero stati obbligati ad imporre un certo limite. ‘Okay, vi siete divertiti, siete stati liberi, ora basta, ora noi ridefiniamo i limiti.’ Di nuovo, il paradosso è esattamente che l’intervento sovietico abbia salvato il sogno della possibilità di un altro comunismo, e via di seguito. Quindi un’altra volta grazie alla catastrofe temporale abbiamo una storia d’amore che è come se fosse redenta nella sua idea. Salvata per l’eternità. In ultima analisi si può leggere la catastrofe come una manovra disperata per salvare l’illusione dell’amore eterno. Vediamo come l’ideologia funzioni perfettamente qui. Abbiamo due livelli superficiali. Il fascino dell’incidente, e la storia d’amore. Ma tutto questo, che è accettabile per le nostre menti progressiste e liberali, tutto questo è solo una trappola. Qualcosa per distrarre l’attenzione come se fosse una soglia per aprirci per essere pronti ad accettare il vero messaggio conservatore dei ricchi che hanno il diritto di rivitalizzarsi appropriandosi spietatamente della vitalità della povera gente. C’è un meraviglioso dettaglio che ci dice tutto. Quando Kate Winslet vede che Leonardo DiCaprio è morto lei, ovviamente, comincia a urlare: ‘non ti lascerò andare, non ti lascerò andare’, mentre contemporaneamente lo spinge giù. È ciò che ironicamente potremmo chiamare un mediatore evanescente. Questa logica di produzione della coppia ha una lunga storia a Hollywood. Di qualunque cosa tratti la storia, che sia della fine del mondo, della minaccia di un asteroide la sopravvivenza dell’umanità o una grande guerra. Come regola c’è sempre una coppia il cui legame è minacciato e che in qualche modo attraverso questa traversia alla fine è insieme felice e contenta. Questa logica non conta solo per i film di Hollywood.

La caduta di Berlino (The Fall of Berlin, 1949)

Alla fine degli anni ’40, nell’Unione Sovietica, produssero uno dei film più costosi di tutti i tempi: La caduta di Berlino. la cronaca della Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista dei sovietici. E’ incredibile l’accuratezza con cui questo film segua la logica della produzione di una coppia. la storia comincia poco prima dell’attacco tedesco all’Unione Sovietica quando il lavoratore modello che è innamorato di una ragazza del posto ma è troppo timido per chiederle di sposarlo, viene chiamato a Mosca per ricevere una medaglia dal Compagno Stalin. lì Stalin nota la sua confusione, la sua angoscia, e Stalin gli da dei consigli su quale poesia citare e così via. Questa parte è stata persa sfortunatamente perché sullo sfondo di questa scena c’era Beria un politico sovietico che dopo la morte di Stalin divenne una non-persona, fu fucilato come un traditore. Ma sappiamo dalla sceneggiatura che c’era. Se Stalin ti da consigli sull’amore, dovrà andar bene allora la coppia si abbraccia. lui probabilmente la sta per portare a fare l’amore. In quel preciso momento c’è l’entrata violenta e trionfante dell’ostacolo: arrivano gli aerei tedeschi a sganciare le bombe. la ragazza è fatta prigioniera. Il ragazzo ovviamente si unisce all’esercito Rosso e lo seguiamo in tutte le sue grandi battaglie. Essendoci l’idea che nella logica profonda del film, il motivo centrale di queste battaglie fosse davvero di riunire la coppia. Il ragazzo deve arrivare alla sua bella. Ed è ciò che succede alla fine ma in modo molto strano, riconfermando il ruolo di Stalin come il divino e supremo formatore di coppie. la scena stessa, di Stalin che si immerge in una folla di gente comune non è mai avvenuta. Stalin aveva una paura incondizionata di volare, e di prendere aerei. Ma nonostante ciò quando vide questa scena pianse. Come sappiamo fu lui stesso a scrivere il testo. Quando la coppia si incontra per la prima volta la ragazza vede prima Stalin, poi si gira e, sorpresa, vede il suo innamorato che ha aspettato per tutta la durata della guerra. Quindi è solo attraverso la presenza di Stalin che la coppia si riunisce. Ecco come funziona l’ideologia. Non l’ideologia esplicita del film che sentiamo esprimere da Stalin alla fine del film: ora tutti i popoli godranno di pace eccetera, eccetera ma più precisamente l’ideologia al suo livello fondamentale. Questo motivo apparentemente subordinato non rilevante in sé, la storia di una coppia, è l’elemento chiave che tiene insieme tutto il film. Quel piccolo elemento superfluo che ci attira, che tiene alta l’attenzione. Ecco come funziona l’ideologia.

Full Metal Jacket (1987)

Di solito pensiamo che la disciplina militare sia solo una questione di seguire ordini meccanicamente. Di obbedire alle regole. Non pensi, fai solo il tuo dovere. Non è così semplice. Se lo facessimo, diventeremmo delle macchine. Dev’esserci qualcosa in più. E questo ‘in più ‘ deve avere due forme base. La prima forma più benigna è una distanza ironica. Meglio incarnata dal noto film e dalla serie televisiva M.A.S.H., in cui i dottori dell’esercito sono coinvolti in scappatelle sessuali, e fanno battute tutto il tempo. Alcuni hanno visto il film di Robert Altman M.A.S.H. come una sorta di prodotto satirico anti-militare, ma non lo è. Dovremmo sempre tenere a mente che questi soldati con tutte le loro pratiche battute, che prendono in giro i superiori e così via operavano perfettamente da soldati. Facevano il loro dovere. Molto meno infausto è una sorta di supplemento osceno alla pura disciplina militare. In pratica tutti i film sulla Marina militare degli Stati Uniti, l’incarnazione perfetta di questa oscenità sono i canti delle marce… Un misto di nonsense… E oscenità. Questo non serve a minare, o a deridere la disciplina militare. È ciò che la costituisce più internamente. Se si elimina questo supplemento osceno la macchina militare smette di funzionare.

Credo che il sergente delle reclute, il modo esemplare in cui viene recitato in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, sia una figura piuttosto tragica. Mi è sempre piaciuto immaginarlo come una persona che tornando a casa dopo il lavoro sia abbastanza rispettabile, eccetera. Tutto questo urlare osceno è solo un teatrino messo in scena non tanto per fare impressione sui soldati che sta addestrando ma per corromperli con piccoli momenti di godimento. Non è solo una questione di queste oscenità che sostengono l’ingranaggio militare, È un’altra regola più generale che vale per le comunità militari ma sopratutto, direi, per tutte le comunità umane. Dalle nazioni più grandi, ai gruppi etnici fino ai piccoli dipartimenti universitari ‘ ‘ e cosi via. Non solo si hanno regole esplicite. Bisogna sempre, per poter diventare parte di una comunità, avere delle regole implicite non scritte che non sono mai riconosciute pubblicamente ma sono assolutamente rilevanti come luogo d’identificazione di un gruppo. Nel Regno Unito tutti sanno dei rituali osceni non scritti che regolano la vita delle scuole pubbliche.

Pensate al classico di Lindsay Anderson Se… la vita pubblica è democratica, ci sono professori che interagiscono con gli alunni, una bella atmosfera, l’insegnamento, l’amicizia, lo spirito di cooperazione ma poi sappiamo tutti cosa succede sotto la superficie. Gli alunni più grandi che torturano e abusano sessualmente di quelli più piccoli. Questo stesso miscuglio di oscenità e violenza sadica. E di nuovo è fondamentale qui che non diamo semplicemente tutta la colpa o tutto il piacere agli alunni più grandi. Anche le vittime sono parte di questo ciclo di oscenità infernale. È come se per poter essere davvero membro di una comunità bisognasse sporcarsi le mani. E credo che anche lo scandalo si Abu Ghraib dei soldati americani che torturano e specialmente umiliano i prigionieri iracheni debba esser letto in questo modo. Non è che semplicemente ‘noi americani arroganti stiamo umiliando gli altri.’ Ciò che hanno subito i soldati iracheni è stata la messa in scena del lato osceno nascosto della cultura militare americana. In Full Metal Jacket è il personaggio di Joker interpretato da Matthew Modine, che è vicino a quello che chiameremmo un soldato normale. Un tipo di soldato stile M.A.S.H. ha una giusta distanza ironica. Si dimostra alla fine, sul piano militare, il soldato più efficiente.
Tornando a me. Perché allora presto mi sparerò? Qualcosa è andato storto. Ma cosa? Non sono andato fuori controllo. Ma mi sono identificato troppo direttamente con questi rituali osceni. Ho accorciato la distanza. li ho presi sul serio. Se ti avvicini troppo, se ti identifichi troppo, se diventi subito la voce di questo super ego diventa auto-distruttivo. Uccidi la gente intorno a te, e finisci per ammazzarti.

Il cavaliere oscuro (The Dark Knight, 2008)

Chi è il Joker? A quale bugia si sta opponendo?

Il vero elemento di disturbo ne Il cavaliere oscuro è che eleva le bugie a principio generale della società, nel principio di organizzazione della nostra vita sociale e politica. Come se le nostre società potessero rimanere stabili, potessero funzionare, solo se basate su delle bugie. Come se dire la verità, e la verità è impersonata dalla figura del Joker, significhi distruzione. Disintegrare l’ordine sociale. Verso la fine è come se mentire funzionasse come una patata bollente che passa di mano in mano. Prima c’è Harvey Dent, il pubblico ministero, che mente sostenendo di essere lui la persona dietro la maschera di Batman. Che lui è Batman. Poi c’è Gordon, l’onesto poliziotto, amico di Batman, che finge, mette in scena la sua morte. Alla fine, Batman stesso si prende la responsabilità… …dei crimini, degli omicidi commessi da Harvey Dent, il pubblico ministero trasformato in criminale… …per mantenere la fiducia del popolo nel sistema legale. l’idea è di voler insegnare al pubblico comune quanto sia o fosse corrotto il cuore del nostro sistema legale che sarebbe crollato tutto perciò avevamo bisogno di una bugia per mantenere l’ordine. Non c’è niente di nuovo in questo. È la vecchia saggezza conservatrice affermata tempo fa dai filosofi soprattutto da Platone e poi da Immanuel Kant, Edmund Burke e ‘ ‘ cosi via. Quest’idea che la verità sia troppo forte. Che un poliziotto debba essere un cinico che sebbene sappia cos’è vero, racconta alla gente comune ciò che Platone avrebbe definito una favola nobile, una bugia. Siamo onesti. Possiamo avere un sistema di potere statale e pubblico legittimo quanto vogliamo e sottoposto alla critica della stampa, elezioni democratiche, eccetera, apparentemente serve e basta, serve a noi. Ma nonostante ciò se si guarda da vicino, anche il potere dello stato più democratico funziona per poter mostrare la vera autorità, e il potere ha bisogno di autorità, deve esserci, come era, tra le righe tutto il tempo questo messaggio: ‘sì, sì, sì, siamo legittimati dalle elezioni ma potremmo fare di voi quello che vogliamo.’ Una delle grandi banalità molto popolari oggi quando ci confrontiamo con atti di violenza è riferirsi alla famosa frase di Fedor Dostoevskij tratta da I fratelli Karamazov: ‘Se Dio non esiste, allora tutto è permesso.’ Beh, il primo problema di questa affermazione è che certamente Dostoevskij non l’ha mai detta. Il primo ad aver usato questa frase che si dice appartenere a Dostoevskij è stato Jean-Paul Sartre nel ’43, ma la questione principale è che questa affermazione è semplicemente sbagliata. Anche una breve occhiata alla situazione di oggi ce lo direbbe chiaramente. È proprio se c’è Dio, che tutto è permesso a quelli che non solo credono a Dio ma che si sentono come degli strumenti, strumenti diretti della volontà divina. Se ti proponi o ti percepisci o ti legittimi come strumento diretto della volontà divina, allora scomparirà tutta la serie di considerazioni morali, futili e limitate. Come si può solo pensare in termini così ristretti quando si è lo strumento diretto di Dio? È così che funzionano le cosiddette religioni fondamentaliste ma non solo loro. Ogni forma del cosiddetto totalitarismo funziona così anche se viene presentata o si presenta come ateo. Prendiamo lo stalinismo, ufficialmente lo stalinismo si basava sulle teorie atee marxiste, ma se guardiamo da vicino all’esperienza soggettiva di un esponente politico stalinista vedremo che non è una posizione da padrone arrogante che fa quello che vuole, è al contrario la posizione di un servo perfetto.

Nell’universo stalinista c’è senza dubbio ciò che in teoria psicanalitica chiamiamo il ‘Grande Altro’. Il Grande Altro nell’universo stalinista ha molti nomi. Il più noto di essi è la necessità del progresso storico verso il comunismo o semplicemente la storia. la storia stessa è il grande altro. la storia come la successione necessaria di fasi storiche. Un comunista percepisce se stesso semplicemente come strumento la cui funzione è di concretizzare una necessità storica. Il popolo, il mitico popolo il cui strumento è il capo totalitarista non è mai solo un a serie di individui realmente esistenti, gruppi di persone e così via. È una sorta di punto di riferimento immaginario e idealizzato che funziona, per esempio, anche nelle ribellioni contro il governo comunista, come in Ungheria nel ’56, quando la grande maggioranza di persone della resistenza si è opposta al regime. Possono ancora dire di ‘no, sono solo degli individui, non sono il popolo vero.’ Quando si viene accusati tipo ‘O mio Dio, come avete potuto fare queste cose orribili? Avreste potuto dire, e questa è la scusa stalinista standard, ‘certo il mio cuore piange per tutte le povere vittime, non ne sono completamente responsabile, stavo solo agendo per conto del Grande Altro.’ ‘Per quanto mi riguarda, mi piacciono i gatti, i bambini piccoli, come vi pare,’ è sempre parte dell’iconografia del leader stalinista. Lenin nello stalinismo viene sempre presentato come uno a cui piacciono i bambini piccoli e i gatti. Implicando che Lenin ha dovuto ordinare molte uccisioni e cose così ma che il suo cuore non avrebbe voluto, era il suo dovere come strumento del progresso storico, eccetera. Il modo per minare lo stalinismo non è solo prendersi gioco del capo che fino ad un certo punto può essere anche tollerato. Ma minare il suo riferimento vero, il suo riferimento mitico che legittima il leader stalinista : il popolo.

Fuoco ragazza mia! (The Fireman’s Ball, 1967)

Questa è la mia lettura di quella che finora è l’opera migliore di Milos Forman, i suoi primi film cechi. ”L’asso di picche”, ”Gli amori di una bionda” e ”Fuoco, ragazza mia!”, in cui si prende gioco della gente comune. Nel loro conformismo quotidiano, la loro stupidità, la lussuria egoista, eccetera. Potrà sembrare molto arrogante, ma no, credo che questo sia il modo di minare l’intera struttura dell’universo stalinista. Dimostrare non che i leader non sono leader, sono sempre pronti a dire ‘Oh, ma siamo solo gente comune come te.’ No! Che non c’è nessun popolo mitico che serve alla massima legittimazione. Quindi cos’è il Grande Altro? Questo elemento base di ogni struttura ideologica? Ha due aspetti abbastanza contraddittori. Da una parte, certo, il Grande Altro è l’ordine segreto delle cose come la ragione divina, il fato, eccetera, che controlla il nostro destino. Ma è forse l’aspetto meno interessante del Grande Altro come l’agente che garantisce il significato di ciò che facciamo. Di molto più interessante nel Grande Altro c’è l’ordine delle apparenze. Molte cose che sono proibite non sono semplicemente proibite ma non dovrebbero accadere per il Grande Altro.

Breve incontro (Brief Encounter, 1945)

Un esempio supremo dell’azione del Grande Altro come dell’azione dell’apparenza è il cianciare ficcanaso nel capolavoro di David Lean, Breve incontro. All’inizio del film, i due amanti, Celia Johnson e Trevor Howard, organizzano il loro ultimo incontro in una tavola calda di una piccola stazione ferroviaria. Perché questa situazione è così interessante? Perché da una parte non possiamo che subire questa fastidiosa signora come un brutale intruso. Invece di permettere ai due amanti di passare almeno gli ultimi momenti da soli devono salvare le apparenze e far finta che non ci sia niente tra di loro, che sono solo conoscenti, eccetera. Questa è precisamente la funzione del Grande Altro. Abbiamo bisogno per la nostra stabilità di una figura di Grande Altro per la quale salviamo le apparenze. Ma è davvero tutto così semplice? la prossima scena, quella in cui Celia Johnson è disperata… . ..sa bene che non vedrà più il suo amante. Poi sentiamo il pensiero di Celia Johnson. Qual è la natura dello stallo di Celia Johnson? È divisa in tra le due figure nel film del Grande Altro. Da una parte suo marito, l’ascoltatore ideale, ma è fuori questione confessarsi a lui. Dall’altro lato si ascolta questa stupida persona che è disponibile come confessore ma per la quale non c’è una fiducia di base. Questa è la tragedia della nostra situazione. Per poter esistere in modo completo come individui dobbiamo fingere l’esistenza di un Grande Altro. Dev’esserci un agente che, così com’era, registri la nostra situazione. Un agente su cui la verità di noi stessi sia incisa. Accettata. Un agente a cui confessarci. Ma se non esistesse questo agente? Questa è stata la massima disperazione di molte donne stuprate dopo la guerra in Jugoslavia in Bosnia all’inizio degli anni ’90. Sono sopravvissute a una situazione terribile e ciò che le ha tenute in vita fu l’idea ‘Devo sopravvivere per dire la verità.’ Quando, se sono sopravvissute hanno fatto una terribile scoperta, non c’è nessuno che le ascolti davvero. Nemmeno un assistente sociale ignorante e annoiato o qualche parente che di solito faceva delle insinuazioni oscene tipo ‘Sei sicura che non ti è piaciuto nemmeno un po’ lo stupro?’ Hanno scoperto la verità di ciò che sostiene Jacques Lacan: non c’è nessun Grande Altro. Potrebbe esserci un Grande Altro virtuale al quale non ci possiamo confessare. Può esserci un ‘altro’ reale ma non è mai quello virtuale. Siamo soli.

Brazil (1985)

Credo che Kafka avesse ragione quando diceva che per un uomo moderno, secolare e non religioso la burocrazia, la burocrazia di stato è l’unico contatto che gli rimane con la dimensione del divino. In questa scena tratta da Brazil vediamo il legame intimo tra la burocrazia e il godimento. Quell’onnipresenza impenetrabile dei rifugi burocratici è godimento divino. Il trambusto intenso dell’impegno burocratico non serve a niente. È la messa in scena della sua totale mancanza di scopo che genera un intenso godimento pronto a riprodursi all’infinito. l’opposto di questo è una scena meravigliosa verso l’inizio del film. L’ereo ha un problema nel suo appartamento con le tubature cerca di chiamare l’agenzia di stato per aggiustarlo. Certo, arrivano due tizi, si parla solo di moduli, e non fanno niente. E poi la massima figura sovversiva arriva, una specie di idraulico clandestino interpretato da Robert De Niro. Gli dice, dimmi qual è il problema e promette di aggiustarlo velocemente. Questa ovviamente è la massima offesa alla burocrazia. Nel classico universo tecnologico, il tuo dovere è imposto su di te da Dio o la società o un’altra autorità superiore e la tua responsabilità è di svolgerlo ma in un universo radicalmente ateo non sei solo responsabile di fare il tuo dovere, sei anche responsabile di decidere qual è il tuo dovere. C’è sempre nella nostra soggettività, nel modo in cui viviamo noi stessi un minimo d’isteria. l’isteria cos’è? l’isteria è il modo in cui mettiamo in dubbio la nostra identità sociale e simbolica. Qual è l’isteria al suo livello più elementare? È una domanda rivolta all’autorità che definisce la mia identità. ‘Perché sono quello che mi dici di essere?’ In teoria psicanalitica, l’isteria è molto più sovversiva della perversione. Un perverso non ha incertezze mentre la posizione isterica è quella del dubbio che è una posizione estremamente produttiva. Tutte le nuove invenzioni vengono da un interrogarsi isterico e il carattere unico della cristianesimo è che traspone questo interrogarsi isterico su Dio stesso come soggetto.

L’ultima tentazione di Cristo (The Last Temptation of Christ, 1988)

Questa è l’idea ingegnosa de L’ultima tentazione di Cristo, romanzo di Kazantzakis e film di Scorsese, cioè l’idea che quando a Gesù Cristo da giovane viene detto non solo che è figlio di Dio, ma che è anche lui stesso Dio, non lo accetta così semplicemente. Per Gesù Cristo, un ragazzo, sono delle notizie traumatiche come, mio Dio, perché sono morto? Sono veramente morto? Come siamo arrivati a quel punto unico che io penso renda il cristianesimo un’eccezione? È iniziato tutto con il libro di Giobbe. Come sappiamo, le cose si sono messe male per Giobbe. Ha perso tutto. la sua casa, la sua famiglia, i suoi averi, eccetera. Tre amici lo vanno a trovare e ognuno si loro cerca di giustificare le sue sfortune. la grandezza di Giobbe è che non accetta questo significato profondo. Quando, verso la fine del libro di Giobbe, Dio stesso gli appare, Dio dà ragione a Giobbe. Dice che tutto quello che gli amici teologi di Giobbe gli dicono è falso, tutto quello che dice Giobbe è vero. Non c’è significato nelle catastrofi. Qui c’è il primo passo nella direzione di delegittimare la sofferenza. Il contrasto tra l’ebraismo e il cristianesimo è il contrasto tra l’ansia e l’amore. l’idea è che il Dio ebraico sia il Dio dell’abisso del desiderio altrui. Succedono cose terribili, Dio è responsabile ma non sappiamo cosa il Grande Altro, Dio, voglia da noi. Qual è il desiderio divino? Per tracciare quest’esperienza traumatica Lacan ha usato la frase italiana ”Che vuoi”? Cosa vuoi? Questa domanda terrificante: ma che cosa vuoi da me? l’idea è che l’ebraismo persista nell’ansia che Dio rimanga un altro così enigmatico e terrificante. E poi il cristianesimo risolva la tensione con l’amore. Sacrificando suo figlio, Dio dimostra che ci ama. Quindi è una soluzione anche un po’ immaginaria, sentimentale di una situazione di ansia radicale. Se questo fosse il caso allora il cristianesimo sarebbe una sorta di contrario ideologico o di pacificazione con la visione profonda e molto più sconvolgente dell’ebraismo. Ma penso che possiamo leggere il gesto cristiano in modo molto più radicale. Ecco cosa ci mostra la sequenza della crocifissione nel film di Scorsese. Ciò che muore sulla croce è esattamente la garanzia del Grande Altro. Il messaggio del cristianesimo qui è radicalmente ateo. È la morte di Cristo, non c’è nessuna redenzione o accordo commerciale, nel senso che Cristo soffre per pagare per i nostri peccati. Pagare a chi? Per cosa? E così via. È semplicemente il disintegrarsi del Dio che garantisce il significato delle nostre vite. E questo è il significato della famosa frase: Padre, perché mi hai abbandonato? Poco prima della morte di Cristo vediamo ciò che in termini psicanalitici si chiama ”indigenza soggettiva”. Uscire completamente dal dominio dell’identificazione simbolica. Cancellando o sospendendo l’intero campo dell’autorità simbolica, l’intero campo del Grande Altro. Certamente non possiamo sapere cosa voglia Dio da noi perché non c’è nessun Dio. Questo è il Gesù Cristo che dice, tra le altre cose, ‘Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Se non odiate vostro padre, vostra madre, non siete i miei seguaci.’ Ovviamente questo non significa che dobbiate veramente uccidere o odiare i vostri genitori. Credo che le relazioni familiari qui simboleggino le relazioni gerarchiche sociali. Il messaggio di Cristo è ‘sto morendo, ma la mia morte è una buona notizia.’ Significa che siete soli, lasciati alla vostra libertà, siate nello Spirito Santo, Spirito Santo, che è proprio la comunità dei credenti. È sbagliato pensare che la seconda venuta sia quella che Cristo come figura torni in qualche modo. Cristo è già qui quando i credenti formano un collettivo affrancatore. Ecco perché sostengo che l’unico vero modo per essere atei è passare attraverso il cristianesimo. Il cristianesimo è molto più ateo del solito ateismo che può sostenere che non c’è Dio, eccetera ma nonostante ciò mantiene una certa fiducia nel Grande Altro, questo Grande Altro può essere chiamato necessità naturale, evoluzione, o quant’altro. Noi umani siamo nondimeno ridotti a una posizione nell’impianto armonioso dell’evoluzione, ma la cosa difficile da accettare è che non ci sia un Grande Altro. Nessun punto di riferimento che ci garantisca significato.

Operazione diabolica  (Seconds, 1966)

Siamo in Operazione diabolica di John Frankenheimer, un capolavoro dimenticato di Hollywood del 1966, dal cuore dell’epoca hippy che predicava l’edonismo sfrenato. ‘Realizza i tuoi sogni, goditi la vita a pieno.’ Il film è la storia di un uomo d’affari di mezz’età che fa una vita grigia e totalmente alienata e a un certo punto decide che ne ha abbastanza. Tramite un suo amico contatta un’agenzia misteriosa che gli fa un’offerta. Riorganizzeranno la sua vita in modo da farlo rinascere. Usano dei cadaveri, li cambiano per farli sembrare come il suo corpo. Prendono questo cadavere, inscenano un finto incidente in modo che la polizia pensi che è morto. E poi l’agenzia organizza una vita alternativa in una bella villa nei dintorni di Los Angeles, e fanno anche in modo che una bella signora si imbatta in lui mentre fa una passeggiata sulla spiaggia. Così lui è rinato.. . … non più un uomo d’affari noioso ma come un pittore modernista chiamato Tony Wilson, interpretato nientemeno che da Rock Hudson. Quindi la donna, Nora, il suo nuovo amore, cerca di coinvolgerlo nella vita, lo porta anche ad un’orgia di vino in cui la gente si ubriaca, balla nuda eccetera, tutto sembra perfetto, ma a Tony Wilson comincia a mancare la sua vecchia vita. È sempre più inseguito dal suo passato. Alla fine non ne può più, contatta di nuovo l’agenzia dicendogli che vuole tornare alla sua vecchia vita. Il capo di questa compagnia misteriosa, un uomo crudele ma con gentilezza, una figura paternale di super-ego gli dice la verità. Li ha delusi non essendo stato in grado di adattarsi alla sua nuova vita. Cos’è andato storto qui? Il problema era che il suo passato nella sua esistenza materiale è stato cancellato. Ha vissuto in ambienti completamente nuovi, un nuovo lavoro, ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ nuovi amici e cosi via. Ciò che erano rimasti gli stessi erano i suoi sogni, perché quando la compagnia aveva organizzato la sua rinascita, quando la compagnia gli ha fornito una nuova esistenza hanno semplicemente seguito i suoi sogni. I suoi erano sogni sbagliati e questa è una lezione abbastanza profonda per la teoria dell’ideologia. Lungo la strada per la sala operatoria, scopre l’orribile verità. Non rinascerà ma verrà usato come cadavere per un’altra persona che vuole rinascere. Dovremmo tracciare una linea distintiva all’interno del campo dei nostri sogni. Tra quelli che sono sogni giusti che puntano a una dimensione che va oltre la nostra società esistente e i sogni sbagliati: i sogni che sono solo un riflesso idealizzato e consumista, un immagine riflessa della nostra società.

Zabriskie Point (1970)

Non siamo solo sottomessi ai nostri sogni vengono da delle profondità imperscrutabili e non possiamo farci niente. Questa è la lezione elementare della psicanalisi e del cinema di finzione. Siamo responsabili dei nostri sogni. I nostri sogni organizzano i nostri desideri e i nostri desideri non sono fatti oggettivi. li abbiamo creati noi, li abbiamo sostenuti noi, ne siamo responsabili.

La scena dell’orgia di massa in Zabriskie Point è una bella metafora di ciò che è andato storto nella rivoluzione hippy degli anni ’60. È importante che Zabriskie Point sia stato fatto nel 1970, quando l’autentica energia rivoluzionaria degli anni sessanta stava già perdendo la sua forza. Quest’orgia è da qualche parte tra la sovversione dell’esistente ordine sociale e già la piena incorporazione estetizzante di queste attività presumibilmente trasgressive nell’ideologia egemone. Sebbene Antonioni la intendesse come una sorta di trascendenza dai limiti esistenti, possiamo immaginare facilmente questa scena in qualche campagna pubblicitaria. Il primo passo verso la libertà è non solo cambiare la realtà adattandola ai nostri sogni, è cambiare il modo in cui sogniamo e di nuovo, questo fa male perché tutte le soddisfazioni che abbiamo vengono dai nostri sogni. Uno dei grandi problemi di tutti i grandi movimenti rivoluzionari del ventesimo secolo come la Russia, Cuba o la Cina, è che hanno cambiato il corpo sociale, ma la società egualitaria comunista non è mai stata realizzata. I sogni sono rimasti i vecchi sogni e si sono trasformati nel più grande incubo. Ora ciò che rimane della sinistra radicale aspetta un evento magico in cui il vero agente rivoluzionario finalmente si risveglierà. Mentre la lezione deprimente degli ultimi decenni è che il capitalismo è stato la vera forza rivoluzionaria. Anche se serve solo a se stesso. Come mai per noi è più facile immaginare la fine della vita sulla terra con un asteroide che colpisce il pianeta, invece che un minimo cambiamento nel nostro ordine economico? Forse è arrivato il tempo di riequilibrare le nostre possibilità e diventare realisti cominciando a domandare ciò che sembra impossibile nel dominio economico. la sorprendente esplosione delle proteste di Occupy Wall Street, la mobilitazione di massa in Grecia, la folla a Piazza Tahrir, portano la testimonianza del potenziale nascosto per un futuro diverso. Non ci sono garanzie che questo futuro ‘ ‘ arrivera. Nessun treno della storia sul quale possiamo fare un giro. Dipende da noi. Dalla nostra volontà. Negli sconvolgimenti rivoluzionari alcune energie o meglio alcuni sogni utopici accadono, esplodono, e anche se il vero risultato di uno sconvolgimento sociale e solo una vita quotidiana commercializzata, questo eccesso di energia, ciò che si perde nel risultato, rimane non nella realtà ma come sogno che insegue noi che aspettiamo di essere riscattati. In questo senso, quando ci facciamo coinvolgere da politiche emancipatrici e radicali, non dobbiamo mai dimenticare, come disse Walter Benjamin quasi un secolo fa, che ogni rivoluzione non è solo, se è una rivoluzione autentica, non è solo diretta verso il futuro ma riscatta anche le rivoluzioni passate che hanno fallito. Tutti i fantasmi e i morti viventi delle passate rivoluzioni che vagano insoddisfatti troveranno finalmente la loro casa nella nuova libertà.

Potrei morire congelato ma non vi sbarazzerete mai di me. Tutto il ghiaccio del mondo non può uccidere un’idea vera.

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Slavoj Žižek

SLAVOJ ŽIŽEK: BLACK LIVES MATTER & IDENTITY POLITICS [TRANSCRIPT]

Zizek discusses and links together several topics, such as the Black Lives Matter movement, the ‘All Lives Matter’ response to it, identity politics, subjectivity and universalism, why white liberals are attracted to identity politics in general and the meaning of the ‘Plus’ in LGBT+.

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