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ANTONIO SINI: POESIE

Esiste un solo modo per uccidere un poeta: consegnare all’oblio le sue parole
—Massimo Calabrese

LA VITA

La vita
non sono solo io,
non sei solo tu.

Gli operai
viaggiano sui tram
con volti di deportati.

I contadini
aspettano il domani
da quando l’uomo
inizio a graffiare la terra.

La vita
non sono solo io,
non sei solo tu.

Molti cani
hanno il cappotto.
Molti bambini
non hanno pane.

Non tutti hanno una casa.
Non tutti hanno un vestito.

Tu hai una casa.
Tu hai un vestito.

La mia casa
è di chi non ha casa.
Il mio vestito
è di chi non ha vestito.

La vita
non sono solo io,
non sei solo tu.

Le montagne sono bianche.

La neve è fredda.

La luna guarda e tace.

Gli alberi si vestiranno di gemme.

Ti penso e ti amo.

Se non pensi e non ami
chi non ha casa
e chi non ha vestito,
non pensarmi e non amarmi.

La vita
non sono solo io,
non sei solo tu.

* * *

IL RIBELLE

Non lo conoscevo.

Ieri
ho saputo
della sua lotta
e della sua solitudine.

Oggi
ho saputo
della sua morte.

I piedi,
nudi,
sulla terra.

Le mani,
nude,
sulla terra.

Aveva
negli occhi
la luce
dei ribelli.

 

NOTA BIOGRAFICA

Antonio Sini, poeta e scultore, nasce a Sarule nel 1928.
Pastore sin dall’età di nove anni, non ancora diciassettenne viene arrestato con l’accusa di tentato omicidio e rapina e sconta innocente sette anni di carcere. Assolto con formula piena e finalmente libero, si dedica alla poesia, alla scultura e alla grafica. Vincitore di vari premi letterari soprattutto con La terra che non ride, del 1965, che viene scelto dal regista Giuseppe Fina per un cortometraggio a colori sulla Sardegna. Alla sua attività di scultore si devono numerose sculture lignee, delle quali le più significative sono quelle che si trovano a Tonara.
Muore il 22 Luglio 2017

TESTIMONIANZE

”Un’insolitamente schiva figura d’artista, questo piccolo signore di Sarule che considera una misura di stile evitare di mettere se stesso in rappresentazione”
La nipote Ispina Wang

”L’arte di Antonio Sini non si nutre soltanto di arte. Attinge e scaturisce soprattutto dal pozzo della sua sorte unica, dal panorama nativo seminato di rocce e olivastri, grandioso e ingenuo, come se disegnato da un bambino prodigioso”
Costantino Nivola

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